“’Celestinizzare’, sempre di più, la Perdonanza, messaggio di libertà e di concordia, come anche la nostra vita, trasformandole, con crescente coerenza, in luminoso riflesso, dentro la storia, del ‘come in cielo così in terra’”: è l’invito del card. Giuseppe Petrocchi, pronunciato durante la messa di chiusura della Perdonanza, celebrata stasera nella basilica di Collemaggio. Riflettendo sul tema della Perdonanza, lo sguardo dell’arcivescovo de L’Aquila si è posato sulla figura di Celestino V, definito “uomo di solida intelligenza teologale”, cioè illuminata dalla fede, dalla carità e dalla speranza e dotato pure di una robusta intelligenza pratica, che lo rendeva competente nel risolvere difficoltà concrete e nel guidare la comunità da lui suscitata. Non aveva grande familiarità con assetti e frequentazioni curiali”. “Celestino – ha proseguito – è stato ‘uomo di frontiera’: un monaco eremita ma anche un credente attento al mondo che lo circondava; uomo dalle ‘scelte ardite’, poggiate sulla radicale fiducia nella Provvidenza”. “Un profeta credibile perché autentico testimone del Vangelo”, come sottolineato, nella sua visita a L’Aquila nell’agosto 2022, da Papa Francesco. “Celestino V è il Papa che ha donato la Perdonanza alla Chiesa e al mondo. Proprio perché aveva fatto esperienza della miseria umana e della misericordia divina ha compreso la centrale importanza di aprire a tutti e a ciascuno la Porta Santa dell’Indulgenza, nella carità del Signore Crocifisso e Risorto”. Da qui, per il card. Petrocchi, la vera devozione a Celestino V “sta nel seguire la sua dottrina e il suo esempio: infatti ‘venerare’ fa sempre rima con ‘imitare’. La lezione di Pietro da Morrone resta attuale, perché animata dallo Spirito di verità e di comunione”.