Di fronte alla difficoltà dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), il coordinatore della rete Msna della Fict, padre Giovanni Mengoli, scrive: “Ha sorpreso la posizione del comune di Bologna rispetto all’applicazione della normativa nazionale che, in forza della previsione dell’articolo 19 del Dpcm 142/2015, rimanda la prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) a un sistema organizzato dal governo (prefetture). Si tratta di una decisione che è una sconfitta per tutto il sistema dell’accoglienza”. Si tratta di “una posizione dura, non presa a cuor leggero, ma che mira a scuotere dall’inerzia istituzionale tutti gli enti che per legge si devono interessare ai minori” che “tante volte si sono limitati a oggi a svolgere lo ‘stretto compitino’ dovuto per legge, senza intessere rapporti di mutua collaborazione in un’accoglienza già di per sé complessa”.
“L’accoglienza deve avere una dignità e con numeri troppo alti e mal gestiti non si fornisce un buon servizio a livello sociale; cosa che fa perdere senso e motivazione a chi opera nel settore. Fatichiamo da tempo a trovare personale e abbiamo di continuo posizioni lavorative aperte in questo settore”, denuncia padre Giovanni.
Citando varie problematiche – sedicenti Msna, cioè ragazzi che non sono veramente minorenni; Msna albanesi, che in realtà hanno parenti in Italia ma restano nel circuito dei Msna; Msna area Magreb (Marocco, Egitto, Tunisia), facilmente vittime di circuiti devianti e di tratta – padre Mengoli osserva: “La normativa attuale è assolutamente garantista e con gli strumenti a disposizione in questo momento le comunità sono impotenti. Ci si domanda se sia possibile ipotizzare, per esempio, la sospensione dall’accoglienza e lo spostamento di questi minori in strutture per adulti come i Centri di accoglienza straordinaria, dormitori, e così via, oppure per quelli che non aderiscono a nessun progetto, aprogettuali, chiedersi se non sia possibile applicare lo ‘statuto giuridico dell’emancipazione’, cioè sebbene minori trattarli da adulti, perché così nei fatti chiedono di essere considerati”.
Il coordinatore Fict dell’area offre alcune proposte sulle modalità di accoglienza. “Sarà importante prevedere, innanzitutto, una revisione delle previsioni normative a tutti i livelli (nazionale e regionale), ricordando che la norma deve essere al servizio dell’educazione altrimenti si peggiora solo quanto siamo obbligati a fare. Quindi, previsione di strumenti normativi obbligatori che possano consentire al Servizio sociale di far rispettare ai minori il collocamento individuato; previsione di strumenti normativi più incisivi per la repressione di condotte devianti e a rilevanza penale; previsione di strumenti normativi per i minori per cui, a seguito di indagine penale, viene individuato il parente del minore presente sul territorio; ripensare in senso utile il ruolo del tutore volontario previsto dalla legge 47/2017; aumento di opportunità formative mirate all’inserimento lavorativo”.