“Da ieri si è alzato il vento e sono diminuiti gli arrivi. Nei giorni precedenti, però, sono arrivate a Lampedusa oltre 4mila persone: 65 approdi venerdì e 50 sabato. Invece di parlare di numeri da record e di hotspot al collasso, dovremmo capire che queste persone non ricevono un’accoglienza degna, arrivando provate da un viaggio che sono costrette a intraprendere per mancanza di vie sicure di migrazioni”. Lo dice al Sir Emma Conti, operatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, presente a Lampedusa e, in vari momenti, al porto dell’isola delle Pelagie dove vengono sbarcati i migranti salvati nel Mediterraneo. “Le persone, con questo sistema di accoglienza, rimangono in condizioni inadeguate. Non ci si può prendere cura di loro come si dovrebbe. I flussi sono mal gestiti perché considerati un problema – osserva -. Non si vede che in queste persone ci sono desideri e progetti. Osserviamo che spesso le domande che si pongono sono le stesse che ci porremo noi quando arriviamo in un altro posto. Domande legittime cui il sistema non riesce a rispondere”.
Soffermandosi sugli arrivi degli ultimi giorni, l’operatrice spiega che “gli arrivi sono stati continui giorno e notte”. “Tante persone sono arrivate dalla Libia e dalla Tunisia. Noi siamo stati al porto in vari momenti della giornata con un piccolo gruppo di persone. È stato frustrante vedere persone in attesa senza acqua e bagno per tante ore. Persone che rimangono scalze”. “Non è l’hotspot al collasso ma sono le persone a esserlo. E questa struttura non assicura condizioni buone di vivibilità”. Sono circa 400 i posti disponibili e, al momento, gli ospiti sembrano essere 4mila. “A Lampedusa mancano servizi e infrastrutture. Bisogna capire dove queste persone vengono trasferite, dopo l’hotspot. Noi al porto siamo presenti in rappresentanza della società civile e offriamo acqua, cibo e coperte termiche. Proviamo a umanizzare la frontiera e dare un benvenuto a persone provate da un viaggio dove alcuni di loro hanno perso amici e familiari”.