“Capisco benissimo che parlare di ‘Sinodo sulla sinodalità’ può sembrare qualcosa di astruso, autoreferenziale, eccessivamente tecnico, poco interessante per il grande pubblico. Ma ciò che è accaduto nell’anno appena passato, che proseguirà con il momento assembleare del prossimo ottobre e poi con la seconda tappa del Sinodo 2024, è qualcosa di veramente importante per la Chiesa”. Lo ha detto Papa Francesco, questa mattina, alla delegazione per il conferimento del Premio “è Giornalismo”, ricevuta in udienza in Vaticano. “È un cammino che ha incominciato San Paolo VI, alla fine del Concilio – ha aggiunto -, quando ha creato il Segretariato del Sinodo dei vescovi, perché si era accorto che nella Chiesa occidentale la sinodalità era venuta meno, invece nella Chiesa orientale hanno questa dimensione. E questo cammino così, di tanti anni – 60 anni – sta dando un frutto grande”.
Rivolgendosi ai giornalisti presenti, il Papa ha chiesto loro di “abituarci ad ascoltarsi, a parlare, a non tagliarsi la testa per una parola”. “Ascoltare, discutere in modo maturo. Questa è una grazia di cui abbiamo bisogno tutti noi per andare avanti. Ed è qualcosa che la Chiesa oggi offre al mondo, un mondo tante volte così incapace di prendere decisioni, anche quando in gioco è la nostra stessa sopravvivenza”. Il Papa ha poi evidenziato che “stiamo cercando di imparare un modo nuovo di vivere le relazioni, ascoltandoci gli uni gli altri per ascoltare e seguire la voce dello Spirito”. “Abbiamo aperto le nostre porte, abbiamo offerto a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo tenuto conto delle esigenze e dei suggerimenti di tutti. Vogliamo contribuire insieme a costruire la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso. Quella parola del Vangelo che è tanto importante: tutti. Tutti, tutti: non ci sono cattolici di prima, di seconda e di terza classe, no. Tutti insieme”.
Per questo, ha concluso Francesco, “oso chiedere aiuto a voi, maestri di giornalismo: aiutatemi a raccontare questo processo per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati. No, la realtà. Qualcuno diceva: ‘L’unica verità è la realtà’. Sì, la realtà. Ne trarremo tutti vantaggio e, ne sono certo, anche questo ‘è giornalismo’!”.