“Dobbiamo imparare a ‘spigolare’, a non sentirci inutilmente preziosi, tanto da non guardare agli umili. Da lì dobbiamo ripartire, da chi sembra non avere valore. La comunità che custodisce i piccoli, la comunità dove i membri si prendono cura gli uni degli altri, è il luogo della presenza del Risorto. Il Signore infatti ci costringe a guardare quel ragazzo, quella ragazza e a iniziare da lui, a prendersi cura di lui. Dobbiamo essere ‘spigolatori’, uomini e donne che partono dalle cose piccole e da quel particolare ricostruiamo la comunità”. Così l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, stamani, nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto all’incontro delle presidenze diocesane di Azione cattolica a Castel Gandolfo. “L’umiltà ci rende belli. La bellezza del cristiano non è mai l’efficienza. Ciò che ci rende belli è il servizio, l’attenzione all’altro, alle cose più piccole, ai tanti piccoli”.
Il cardinale ha poi osservato che “quando ci innalziamo da soli sperimentiamo, in realtà, che possiamo ottenere e lucrare saluti nelle piazze e nei primi posti, possiamo lucrare un po’ di considerazione”. “Ma se perdiamo l’unico maestro, restiamo piccoli. Al contrario è vero che l’umiltà fa fare cose grandi, non cose piccole. Noi siamo chiamati a fare cose grandi nell’amore, nella mediocrità”. “Qualche volta – ha aggiunto – confondiamo l’umiltà con la modestia, con un atteggiamento mediocre e noi non siamo chiamati a essere mediocri perché l’amore non è mediocre. Chi si umilia sarà esaltato. Il Signore nella nostra umiltà ci mette tra le mani le grandi cose che può compiere in noi. Servire davvero significa amare questa nostra Madre Chiesa, questi piccoli, nell’umiltà”.