“È vano affrontare le sfide comuni come se fossero un’impresa individuale; è inutile pensare di risolvere i problemi di una città ricorrendo sempre allo scontro e alla polemica verbale; è velleitario pensare di amministrare un territorio senza un progetto e un’idea condivisa di bene comune; è illusorio, infine, ritenere che i problemi quali la denatalità, l’educazione dei figli, il disagio giovanile, l’emergenza abitativa per le giovani coppie non siano una questione che ci riguarda e coinvolge tutti”. Così l’arcivescovo di Lecce Michele Seccia, nel Messaggio alla città pronunciato ieri sera in piazza Duomo, al rientro della processione in onore dei santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni della città e della Chiesa di Lecce.
La comunità civile, il monito del presule, “dovrà sempre meglio saper investire le proprie energie sulle strutture sanitarie, sulle disabilità, sul contrasto alle diverse forme di dipendenza e sul recupero e la riabilitazione di coloro che sono in carcere. Anche la lotta contro la criminalità non può risolversi esclusivamente nella repressione, ma deve contemplare anche strumenti efficaci di prevenzione, sia in ambito educativo, sia in campo sociale”. Di qui il ringraziamento a quanti “si spendono per compiere il bene”, tra i quali i “numerosi sacerdoti che si impegnano per la crescita della comunità e per l’annuncio del Vangelo”.
“Il cammino sinodale, ormai giunto alla fase sapienziale, sta iniziando a dare i suoi primi frutti, mettendo la Comunità diocesana in cammino verso un orizzonte, caratterizzato sempre più dalla partecipazione e dalla comunione”. Un accenno, tra i diversi temi toccati, anche allo “smodato utilizzo dei social media, e ai tanti rischi presenti nella convulsa navigazione nell’etere” soprattutto per i giovani; un “sistema virtuale” che “ci sta rendendo disconnessi e disumani”. Un pensiero, infine, al “centenario della nascita al Cielo di San Filippo Smaldone, il santo dei sordomuti e la perla del clero meridionale”, e ai 30 anni della scomparsa del vescovo Tonino Bello. “Quanto sono attuali le sue profetiche parole e le sue battaglie per un’Europa segnata dalla cultura della pace. Anche la nostra città, nel suo piccolo, deve educare alla pace ed essere ponte di pace”, ha concluso il presule con riferimento alla guerra in Ucraina e alle tante vittime di questa “inutile strage”, che “che causa una sempre più crescente spirale di odio e violenza, e mostra fino a dove può giungere la mostruosità del peccato quando attecchisce nel cuore umano”.