“Come pastore di questa terra martoriata e ferita sento di esortarci reciprocamente anzitutto ad essere e a fare comunità e a tendere molto a questo. Abbiamo bisogno di essere salvati dalla solitudine e dalla dispersione, dalla tristezza e dallo sconforto che ci portiamo tutti dentro. È solo Gesù, la Speranza fatta carne, a salvarci, a farci ripartire continuamente, talvolta anche rivedendo i nostri modi, le nostre prospettive, le nostre certezze”. Lo ha detto mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti, celebrando oggi ad Amatrice la messa in ricordo delle vittime del terremoto che 7 anni fa (24 agosto 2016) colpì il Centro Italia, provocando centinaia di morti e danni enormi in numerosi Comuni di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Nella cavea dell’Auditorium dei Monti della Laga, alla presenza dei familiari e delle autorità locali, regionali e nazionali – per il Governo il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e quello della Protezione civile, Nello Musumeci – il vescovo, ricordando la figura di Bartolomeo‐Natanaele, l’Apostolo di cui oggi la Chiesa fa memoria, ha esortato a coltivare “l’amicizia col Signore” che, ha sottolineato, “sarà portatrice di una promessa che può far “aprire il cielo, quel cielo che dal 24 agosto di 7 anni fa anche a noi sembra essere chiuso. Ma siamo qui a coltivare la fiducia nel Dio di Gesù Cristo che non ha smesso di esserci Padre e mai lo farà!”. Per il presule “qualcosa di nuovo accade solo quando riusciamo a fare comunità. È questa la premessa e la forza liberante per tutto. Benedetta la nostra vita quando ci accorgiamo degli altri e, anche in memoria dei nostri cari, ci disponiamo ad accogliere, a non lasciare ai margini, a fare comunità perché solo un più grande e forte senso di comunità ci potrà aiutare ad accorgerci che, nonostante tutto, il cielo su di noi non è rimasto chiuso: sì, una comunità più forte del terremoto”. Oggi alle 17 mons. Piccinonna celebrerà la messa ad Accumoli, epicentro del sisma, sotto le cui macerie persero la vita 11 persone.