“Si tratta di persone e non di numeri. Sono persone che provengono da diversi luoghi con diverse motivazioni. La logica di vedere il fenomeno migratorio come un unico blocco con uniche risposte, non ha mai avuto una efficacia e non ha neanche mai aiutato a trovare risposte politiche efficaci”. E’ quanto ribadisce Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope, programma per migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, intervenendo alla conferenza stampa in diretta dal Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che ieri ha affrontato il tema del “fallimento delle politiche migratorie in Italia e in Europa” e dell’impegno di Mediterranean Hope. “Il panorama è complesso”, dice Bernardini, “e non si può immaginare che ridurre ad un mero bollettino numerico il fenomeno migratorio, possa indicare la giusta strada. La giusta strada per noi è non immaginare che ci siano persone di serie A e di serie B, che tutte le persone hanno il diritto di arrivare in sicurezza, in legalità, con un visto e un documento, e di essere accolte dignitosamente. Ogni persona ha valore”. Guardando al decennale della tragedia del 3 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa dove morirono 368 persone, Bernardini aggiunge: “È preoccupante vedere come si siano inasprite le risposte politiche e come l’approccio sia sempre più muscolare, militare, securitario e di controllo. Difficile dire cosa abbiamo imparato in questi anni. Quello che vediamo è che le persone continuano a morire nel Mediterraneo. Come Chiese protestanti, per noi è importante esserci quel giorno ma non per fare un evento di ricordo doloroso e di lutto ma per fare memoria viva”. Significa, spiega la responsabile del programma Mediterranean Hope, “prenderci una responsabilità politica di quello che continua ad accadere e assumerci la colpa di quello che vediamo ripetersi, e cioè le continue morti nel Mediterraneo”. Questa mattina al Sinodo si è parlato anche dei corridoi umanitari. A riguardo il pastore valdese Daniele Garrone, presidente Federazione delle chiese evangeliche in Italia, mette in guardia: “nella situazione italiana ed europea di oggi c’è un grande pericolo. Nessuno ci ostacolerà o porrà freni nei corridoi umanitari semmai il problema è un altro e cioè che i corridoi umanitari vengano recepiti e presentati come la grande e nobile risposta al fenomeno migratorio, detta brutalmente, come la faccia nobile di una medaglia che dall’altra parte nasconde il lavoro sporco che qualcuno fa per noi”. Dall’altra parte, fa notare Garrone, se “realtà piccole con esigue forze”, come le chiese, sono riuscite con i corridoi umanitari a portare in tutta sicurezza 6/7mila persone in cinque anni, questo fatto indica che “se lo stesso intervento fosse fatto proprio dagli Stati Europei”, si può pensare a cifre più consistenti, “utilizzando anche le ingentissime risorse che l’Europa dispiega per tenerli lontani”. Anche qui l’approccio deve essere ampio e diversificato e la Federazione – conferma Bernardini – sta studiando anche altre vie sicure e legali di accesso, come i visti per motivazioni di lavoro o i ricongiungimenti familiari.