La recente riorganizzazione pastorale delle parrocchie, annunciata da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, alla fine di luglio, con la quale le parrocchie del territorio di competenza passavano da 71 a 16 con il nuovo appellativo di pievanie, “ha destato commenti, valutazioni e giudizi non sempre rispettosi delle persone e della verità, arrivando anche a ferire gravemente la comunione ecclesiale” così da spingere “i diciassette membri del Consiglio presbiterale” dell’arcidiocesi, che “aiutano e sostengono il vescovo nel guidare e servire la vita della Chiesa diocesana”, a diffondere un comunicato a sostegno della scelta dell’arcivescovo. “In questi ultimi anni – si legge nel testo – il vescovo aveva chiesto ai parroci e agli operatori pastorali un più intenso impegno di corresponsabilità e collaborazione, costituendo zone pastorali chiamate pievanie, che abbiamo imparato a conoscere e a vivere nel tempo. La vita pastorale delle nostre comunità ha sperimentato così alcuni risvolti positivi ed entusiasmanti, nati proprio dal vivere esperienze dal nuovo sapore ecclesiale, fatto di sinergie, di evangelizzazione, di carità e di missionarietà”. La morte improvvisa di due sacerdoti in attività, annotano i membri del Consiglio presbiterale, “ci ha posti dinanzi alla scarsità di clero e abbiamo compreso come la presenza presbiterale e pastorale necessitasse di un intervento coraggioso, non più rimandabile, e che soprattutto potesse generare nuove dinamiche comunitarie per il presente e per il futuro”. Citando le ultime lettere pastorali di mons. Boccardo e le parole di Papa Francesco al pellegrinaggio diocesano, il 20 maggio scorso, il Consiglio presbiterale scrive: “Mossi dall’amore per la nostra Chiesa diocesana e dal desiderio di realizzare in questo tempo il bene possibile nelle nostre comunità, nei mesi scorsi i membri di questo Consiglio hanno riflettuto con il vescovo sul modo più opportuno di attuare quanto oggi lo Spirito Santo chiede alla nostra Chiesa spoletana-nursina e insieme hanno definito l’attuale struttura pastorale, mentre ciascuno ha rimesso nelle sue mani il proprio mandato di parroco per favorire una più efficace distribuzione dei sacerdoti sul territorio. In tal modo essi potranno condividere fraternamente il proprio ministero presbiterale, coadiuvati da gruppi di laici formati e motivati a cui va la nostra fiducia per un annuncio del Vangelo rinnovato e vivace in tutte le comunità. A tutti e a ciascuno il compito di impegnarsi con generosità in questa nuova esperienza ecclesiale e di accogliere con sapienza quanto ci verrà donato”.