Assunta: mons. Boccardo (Spoleto-Norcia), la festa ci richiama “ancora una volta la dignità inviolabile di ogni persona, fatta ‘a immagine e somiglianza di Dio'”

(Foto: diocesi di Spoleto-Norcia)

“Bella al sol quando d’oro ammantata… Ave o pura Regina dei Santi… a Spoleto ti dava un guerrier”. A Spoleto, dal 13 al 15 agosto, nelle celebrazioni per le solennità dell’Assunta, ha risuonato ancora una volta l’inno alla Santissima Icone. Celebrazioni che sono state presiedute dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, e si sono tenute nella basilica cattedrale.
La sera di domenica 13 agosto c’è stato il solenne atto di affidamento a Maria della diocesi e di tutte le comunità che la compongono. Ciò è avvenuto nel cuore dell’anno giubilare (ottobre 2022-ottobre 2024) indetto per l’825° anniversario del duomo spoletino e nella solennità dell’Assunta, titolare proprio della cattedrale e patrona dell’arcidiocesi. “L’anno del Giubileo – ha affermato mons. Boccardo – ha visto nei mesi scorsi il pellegrinaggio delle diverse categorie del popolo di Dio in duomo: prego e spero che i diversi incontri e le liturgie celebrate abbiano contribuito e ancora contribuiscano a rafforzare il legame di appartenenza e dedizione dei credenti alla Chiesa locale. Questa sera affideremo alla Vergine le intenzioni, le urgenze, le paure e le difficoltà, le domande e le speranze di ciascuno”. Arcivescovo, presbiteri e fedeli hanno affidato a Maria, in modo particolare, la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia affinché, ha detto mons. Boccardo, “la sua bellezza non sia offuscata mai da un cristianesimo rassegnato e smorto; trasparente al Vangelo, assuma con coerenza ed entusiasmo la missione di annunciare, celebrare e servire il tuo Figlio Gesù, via, verità e vita del mondo”.
La sera del 14 agosto c’è stata la processione da S. Gregorio al duomo con la Santissima Icone. La mattina del 15 agosto mons. Boccardo ha presieduto il solenne pontificale dell’Assunta in duomo. “Dio ci ha dato Maria come modello e come aiuto affinché comprendiamo che la meta del nostro cammino e il nostro destino è la vita di Dio, là dove sarà raccolto ed esaltato il tutto della nostra fragile ma nobile umanità. La realtà di questo corpo destinato ad una pienezza di vita e di gloria richiama ancora una volta la dignità inviolabile di ogni persona, fatta ‘a immagine e somiglianza di Dio’ (cf Gen 1, 27), qualunque sia la razza, il colore e la religione. E sottolinea la responsabilità che incombe su ogni uomo e donna di buona volontà nei confronti dei suoi simili – ha osservato il presule -. Abbiamo ogni giorno davanti agli occhi la disperazione e le tragedie di tanti profughi e migranti, costretti a lasciare la propria casa e il proprio Paese in cerca di libertà e sicurezza per sé e per i propri figli. Destano pertanto preoccupazione e sconcerto, insieme a viva riprovazione, parole e atteggiamenti di persone e comunità ecclesiali e civili che, anche sul nostro territorio, rasentano l’intolleranza e il razzismo quando si tratta di assicurare una regolata accoglienza e dare volto e mani al dovere della solidarietà e della cura nei confronti di ogni fratello e sorella in umanità. Come se i ‘buoni’ stessero necessariamente da una parte (la nostra), e i ‘cattivi’ fossero automaticamente quelli che vengono da fuori”.

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