L’Ecuador si appresta a vivere l’ultima settimana di campagna elettorale nella paura e in stato d’emergenza, dopo l’assassinio, il 9 agosto scorso, del candidato alla presidenza (con qualche chance di giungere al ballottaggio, in un contesto molto frammentato) Fernando Villavicencio, giornalista noto per le sue denunce contro il narcotraffico e la corruzione. La notizia di ieri è che colei che era la candidata vicepresidente di Villavicencio, Andrea González Nader, è stata nominata come nuova candidata alla presidenza per il partito Movimiento Construye (MC25). La legge elettorale consente tale cambio nel caso di morte di un candidato, ma nei giorni scorsi da più parti era stata ventilata la possibilità che il nome del candidato assassinato restasse sulle schede. Tra gli altri candidati, spiccano i nomi di Luisa González, indicata dall’ex presidente di sinistra Rafael Correa (in testa nei sondaggi, ma probabilmente non abbastanza per raggiungere il 40% che le consentirebbe di evitare il ballottaggio, nel caso di un margine superiore ai dieci punti sul secondo candidato), l’ex mercenario di destra Ian Topic, e il leader indigenista Yaku Pérez.
Al di là di rivendicazioni non confermate, appare chiaro che l’omicidio di Villavicencio sia maturato nell’ambiente del narcotraffico, in un Paese che sta conoscendo un’escalation di violenza e omicidi senza precedenti, accanto a un’impennata delle esportazioni della cocaina prodotta in Colombia. A contendersi il mercato sono, soprattutto, i gruppi dei Los Choneros (legati al cartello messicano di Sinaloa) e dei Los Lobos (legati invece al cartello messicano concorrente di Jalisco).
“Ci uniamo alle iniziative per recuperare la sicurezza sociale nella nostra amata Patria, mentre ratifichiamo il nostro fermo impegno a pregare e ad operare per la pace fondata sulla libertà, sulla giustizia e sulla verità”, ha scritto la Conferenza episcopale dell’Ecuador dopo l’omicidio di Villavicencio.