“Avevano promesso di mantenere la via aperta e invece il corridoio è rimasto circondato e bloccato ormai da 6/7 mesi. E’ un crimine, un crimine contro l’umanità. Ci sono bambini, vecchi, malati, persone affamate. E di fronte a questo scenario di disperazione, nessuno fa nulla. Si dichiari almeno che è in atto un nuovo genocidio”. E’ Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli armeni, a lanciare un grido di denuncia su quanto sta accadendo attorno al corridoio di Lachin, un piccolo fazzoletto di terra del Caucaso meridionale (11.458 chilometri quadrati) conteso da Armenia e Azerbaijan. “Mi rivolgo – dice il Patriarca – prima di tutto a tutti coloro che proclamano i diritti umani. Chiedo di prendersi la responsabilità di quello che dicono e di mettere in pratica ciò che hanno definito. E poi mi rivolgo anche a chi si sta approfittando di questa situazione per interessi personali o nazionali. Non è con il sangue degli innocenti che si può guadagnare. No, non è giusto. Questo è un grido di giustizia che sale da questa terra. Le manifestazioni di simpatia non ci servono. Abbiamo bisogni di fatti”. Sua Beatitudine puntualizza: “E’ chiaro che basta conoscere la storia e andare a vedere le mappe geografiche di quei territori per capire che su quelle mappe e in questa storia l’Azerbaijan non esisteva. Il fatto che oggi abbiano occupato queste terre non significa che siano di loro proprietà. Il popolo che è rimasto su quei territori oggi rivuole la sua libertà e il rispetto dei diritti umani. Se si proclamano a parole i diritti ma uccidono l’uomo, stanno commettendo un crimine”. Il Patriarca si rivolge alla comunità internazionale. “L’Europa, gli Stati Uniti, la Russia, tutte le grandi potenze mondiali sono testimoni di un genocidio del 21° secolo ma non fanno nulla”, dice. “Anche nel 1915, gli ambasciatori di tutto il mondo erano presenti, sono stati testimoni di quello che stava accadendo ma non hanno fatto nulla per fermare il genocidio. Oggi quella storia si ripete. E’ stato presentato un patto di pace ma non è rispettato. Siamo aperti alla pace ma senza condizioni e senza ingiustizia”.