“È un dato di fatto che cozza con la realtà: un milione e mezzo di giovani, giunti da tutto il mondo a Lisbona per la 37ª Giornata mondiale della gioventù, non fa notizia. Il racconto mediatico, riservato all’appuntamento portoghese, è stato piuttosto magro, fatta eccezione per le dirette televisive e per i media d’ispirazione cattolica (Avvenire, Sir, Tv2000 e inBlu2000 compresi)”. Lo scrive, su Avvenire, il direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei, Vincenzo Corrado. “Quanti erano presenti a Lisbona hanno dato una grandissima lezione sull’uso dei social: sguardo rivolto alla comunità più che alle community, al proprio compagno di cammino più che allo schermo dello smartphone. È un messaggio forte dopo la bulimia di connessioni del tempo pandemico e mentre diversi Paesi sono come una pentola ribollente di conflitti”.
Ricordando le parole del Papa sull’insegnamento della Gmg di Lisbona (“ha mostrato a tutti che è possibile un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi”), Corrado continua a segnalare che “eppure, tutto questo non fa notizia!”. “Come non pensare, allora, a un’esclusione dovuta ai criteri selettivi con cui viene letta e interpretata la realtà?”. “L’elenco, seppur sommario, permette di comprendere come i temi spesso privilegiati siano gli scandali o quelli che favoriscono polarizzazioni e contrapposizioni, escludendo per scelta ciò che va contro i cliché: la Chiesa è un’istituzione – forse l’unica – che ancora oggi riesce ad attrarre con il suo messaggio un milione e mezzo di giovani di tutto il mondo”. “Se ‘fare’ notizia equivale a ‘fare’ spettacolo, diventa facile non solo dare risalto ad alcune informazioni, ma anche sottacerne altre – conclude -. La mancanza di ‘resa spettacolare’ è sempre un pretesto che condiziona le scelte mediatiche. La larga partecipazione dei giovani alla Gmg di Lisbona, ritmata da vivacità e testimonianza evangelica, è una notizia in quanto tale che deve aiutare il mondo ecclesiale a uscire dalla paura dell’isolamento e a rompere il processo di adattamento all’opinione generale”.