Storie, canzoni e poesie nate in carcere e interpretate da detenuti e terapeuti: la sera del 13 agosto alle ore 20, al Centro pastorale diocesano carcerario di Napoli, alla via Buonomo 38, va in scena “Parole incatenate”, con la Compagnia stabile Assai. Uno spettacolo di rimembranze e suggestioni, scritta e diretta da Antonio Turco, responsabile delle attività culturali presso la casa di reclusione di Rebibbia. Un evento organizzato dalla Pastorale carceraria diocesana di Napoli e dall’associazione Liberi di Volare onlus, con ingresso libero. La rappresentazione si compone di canzoni per amori lacerati, poesie dedicate alle proprie donne, canti della grande tradizione napoletana intonati nelle celle e da omaggi di grandi autori del passato, come Pierpaolo Pasolini, Raffaele Viviani, Ignazio Buttitta, Rosa Balestreri, Salvatore Di Giacomo, cantori della emarginazione popolare. Le poesie, quelle dedicate alle proprie donne che ancora aspettano o che, invece, hanno scelto di vivere una esistenza senza più legami. Tra quelle più significative, “Carmela”, “Voce e notte”, “Tammurriata nera” e “Passione” sono i brani che hanno ispirato i grandi della canzone napoletana e che sono stati cantati nelle celle, nelle docce, nei corridoi, spesso in spazi in cui la voce ha voluto mandare messaggi di nostalgia o disperazione. A questi e altri maestri sarà fatto omaggio con monologhi che narreranno di “vite violente”, di una Napoli notturna, e di una cCapitale in cui l’indifferenza produce morte.
La Compagnia Teatro stabile Assai della casa di reclusione Rebibbia di Roma è un gruppo teatrale operante all’interno del contesto penitenziario italiano, fondata nel 1982 da Antonio Turco, si serve dell’attività teatrale come strumento di socializzazione e riadattamento. Formano la compagnia detenuti e detenuti semi-liberi, che fruiscono di misure premiali, oltre che operatori carcerari e musicisti professionisti. I testi degli spettacoli sono inediti, scritti con la collaborazione di tutti i detenuti. Saranno presenti in scena alcuni minori della comunità “Il Profeta”.
“I ragazzi della comunità ‘Il Profeta’ saranno per alcuni giorni ospiti presso il nostro Centro diocesano, un momento di condivisione di esperienze e di riflessione critica sulla realtà carceraria fatto di canzoni, di poesie, di una umanità che vive aldilà delle mura ma che ha bisogno di ponti per mantenersi legata alla comunità esterna, per conservare la speranza in un futuro di riparazione e reinserimento”, ha detto don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria diocesana di Napoli.