È davanti al porto di Lampedusa, tappa del percorso commemorativo organizzato a dieci anni dalla visita di papa Francesco nella più grande delle Pelagie, che si è sviluppata la riflessione su “Il mare è vita”, cuore della Giornata del Mare organizzata dall’Apostolato del mare della Conferenza episcopale italiana, dalla Fondazione Migrantes e dall’arcidiocesi di Agrigento. A raccontare del “grido del mare che è già grido dell’uomo e viceversa” è stato don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei dell’Apostolato del mare: “L’indifferenza nei confronti dei migranti, denunciata più volte da papa Francesco sia in Laudato si’ che in Fratelli tutti, non è che la punta di un iceberg di un modello etico e sociale. Il paradosso è lampante: se dal mare arrivano merci è segno di prosperità economica, ma se arrivano persone ci si allarma fino a chiudere occhi e cuore. I recenti casi di Cutro e del Mar Egeo ce lo ricordano, così come non sappiamo più contare le tragedie ripetutesi nel tempo”. Don Bignami ha evidenziato come “il mare fa sentire l’uomo straniero, mentre dovrebbe farci vivere lo straniero come uomo” e ha denunciato che “l’indifferenza di fronte al fenomeno migratorio va di pari passo con l’indifferenza di fronte ai temi ambientali”: “il mare – ha detto – raccoglie l’eco del grido della terra e del grido dei poveri. I cambiamenti climatici hanno aumentato la precarietà del mare. Cresce la temperatura, cambiano le specie viventi che emigrano da un mare all’altro, la maggiore acidità delle acque marine mette in pericolo la fauna, la biodiversità è a rischio. Ecco il grido della terra”.