“Dopo due giorni, si dorme su un letto pulito… Continua la lunga marcia verso Lisbona. La colazione è strepitosa: siamo ospiti delle monache benedettine di Valladolid. Facciamo tesoro dei piccoli gesti che esprimono la loro premura e la loro partecipazione all’evento: anziane, ma dal cuore di bimbe. Molto prima della levata avevamo sentito il loro canto dolcissimo. Ci danno appuntamento al ritorno e ci chiedono preghiere; faremo tappa ancora nella loro casa, ma – ne siamo convinti – ripasseremo sicuramente diversi. Molti ragazzi vivono questo come ‘il viaggio della loro vita’. Sono le monache, dialogando con i ragazzi, a lanciare la proposta vocazionale, discorso che verrà poi ripreso in altri momenti della giornata”. È lo stesso vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Andrea Turazzi, a fare una cronaca del viaggio verso Lisbona, con i giovani della diocesi.
“Oggi la strada da percorrere in pullman è più breve. Meno di due ore e siamo ad Avila. Mi suggeriscono di dire una parola sulla figura di questa donna straordinaria, maestra, mistica e santa. Mi rammarico di non riuscire a riassumere quello che si muove dentro di me – ammette il presule -. Per fortuna è stata preparata un’agile registrazione… Quasi improvvisamente appare la cerchia merlata delle mura della città patrimonio dell’Unesco: una meraviglia! Ripercorriamo a piedi il cammino di Teresa dal monastero dell’Incarnazione, dove ha vestito l’abito carmelitano, al Carmelo San Giuseppe della riforma”. Il vescovo scrive della sosta “presso la cattedrale e, nel pomeriggio, nella chiesa accanto alla casa natale di Teresa. Ci dividiamo in gruppi alla ricerca di un ‘localino’ per il pranzo e si fa esperienza di un classico della Gmg: cominciamo ad incontrare gruppi provenienti da ogni parte, gruppi ‘variopinti’. È una confluenza di rigagnoli che poi diventano fiume, una rappresentazione visiva del Salmo: ‘Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio’. Avila è stata scelta da molti pellegrini come tappa verso Lisbona. Ci si saluta, ci si scambiano informazioni, si scattano foto, si occupano pacificamente angoli nelle piazze e comincia a diventare famigliare l’inno della Gmg 2023”.
Mons. Turazzi ha vissuto altre Gmg: “Il copione è il medesimo, ma la novità è la testimonianza di come i giovani siano accompagnati dall’attenzione e dall’interesse del mondo ecclesiale: riceviamo messaggi, promesse di preghiere. C’è tanta attesa”.
“Non ci si può dimenticare che l’Europa vive una pesante situazione di guerra. Il milione di giovani che saranno domenica a Lisbona farà da cassa di risonanza al messaggio che Papa Francesco vorrà lanciare all’umanità. Un’impressione: i giovani sono profondamente cambiati, scontata la disinvoltura nell’uso dei social, ma c’è desiderio di interiorità – osserva il presule -. Don Mirco ha consegnato ad ognuno un piccolo quaderno: è per interiorizzare immagini, pensieri, ispirazioni, un invito a coltivare il proprio giardino interiore”.
Ci si rimette in cammino verso Caceres nella regione di Leon: altri paesaggi, altre atmosfere, ancora pale eoliche ed enormi sagome di tori su luoghi elevati. Attraversiamo un fiume che scorre profondo in un abbozzo di canyon roccioso. “Ci dicono che qui vi sono nidi di cicogne e il cielo è attraversato, di tanto in tanto, da aquile con ali spalancate: ‘Guardate, guardate…’. E tutti, col naso appiccicato al vetro, per vedere. La casa che ci accoglie in serata è in cima alla montagna che sovrasta la città. È il momento del tramonto: sono quasi le 22, ma c’è ancora tanta luce. Un cielo infuocato che stupisce ed ammutolisce questi giovani. Silenzio desideratissimo”, conclude mons. Turazzi.