Fra Efisio Schirru è il nuovo provinciale dell’Ordine della B.M. Vergine della Mercede, frati Mercedari. È stato eletto il 9 giugno scorso al termine del XXXIV capitolo della provincia romana, di cui fanno parte 27 case tra Italia, India e Stati Uniti. Rimarrà in carica, unitamente ai 4 consiglieri principali collaboratori, fino alla primavera del 2026. Nato 60 anni fa ad Armungia (Ca), fra Efisio il prossimo 21 luglio celebrerà il 33° anniversario di ordinazione presbiterale, ricevuta nella basilica di N.S. di Bonaria dall’arcivescovo di Cagliari Ottorino Pietro Alberti. “Da allora ho iniziato un mio personale giro d’Italia – racconta -, che mi ha portato a Carpignano (3 anni), Roma (6 anni, per un periodo il più giovane parroco della Capitale), Padova (3 anni), quasi 10 anni a Cagliari e, ormai da 11, a Firenze. Certamente i Mercedari non sono più impegnati, come in origine voleva il nostro fondatore San Pietro Nolasco, nel riscatto degli schiavi, ma oggi la schiavitù ha altri nomi: carcerati, emarginati sociali, ammalati, handicappati, senza cultura, disagio individuale e sociale. In molte di queste realtà noi siamo presenti”. Padre Efisio, in questi giorni a Cagliari per un appuntamento tradizionale per i cagliaritani – la processione a mare del simulacro della Madonna di Bonaria per sciogliere, la prima domenica di luglio, il voto dei soldati reduci della Terza Guerra d’indipendenza –, evidenzia l’attualità della missione mercedaria nel mondo. “Il nostro quarto voto di ordine religioso, che si aggiunge ai classici povertà, castità e obbedienza, è impegnarci anche con la vita – aggiunge padre Efisio – in favore di ogni persona che, per qualunque causa umana. rischia di perdere la fede”.
Il problema delle vocazioni comune a tutti gli ordini religiosi, maschili e femminili, oltre che al clero diocesano, preoccupa relativamente il nuovo Provinciale dei Mercedari. “I numeri sono importanti – dice – ma la crisi riguarda un periodo storico ben determinato. Ciascuno di noi darà risposte secondo il carisma che gli è proprio e risponde davanti a Dio, alla sua famiglia religiosa, soprattutto alla propria coscienza di quanto fa per concretare il suo quarto voto. Come ordine religioso faremo quello che con le nostre forze riusciremo a realizzare. Questo significa studiare le situazioni, programmare il lavoro, ricorrere a tutte le risorse umane alla nostra portata. E pregare. Perché il motore di tutto è la preghiera”.