Ecumenismo: Noceti al Sae, in Instrumentum laboris del Sinodo “molto ampia è la trattazione su donne e ruoli di autorità”

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

“Per la riflessione sul tema delle donne e del ministero ordinato nella Chiesa cattolica bisogna fare riferimento al Concilio Vaticano II. La questione emerge perché due vescovi nella fase preparatoria chiedono la presenza di diaconesse e durante il Concilio altri due chiedono l’ordinazione o l’istituzione di donne diacono”. Lo ha ricordato la teologa cattolica Serena Noceti, intervenendo ad Assisi sul tema “Uno snodo critico: Chiesa, ministeri, donne”, alla sessione di formazione ecumenica, promossa fino a sabato 29 luglio dal Sae. Ma il tema non entrò nel dibattito conciliare. Ha continuato la teologa: “Nel 1971 nel Sinodo dei vescovi sul sacerdozio ministeriale il tema viene affrontato e i vescovi canadesi chiedono di costituire una commissione che studi i testi biblici. La sintesi del lavoro dice che niente nel Nuovo Testamento impedisce l’ordinazione delle donne. La ricerca si sviluppa in questi sessant’anni in diverse ondate. Due documenti fondamentali sanciscono la posizione del magistero cattolico: il documento della Congregazione per la dottrina della fede Inter insigniores e la lettera apostolica di Giovanni Paolo II Ordinatio sacerdotalis”. Il primo raccoglie le motivazioni intorno ad alcuni argomenti di base – la scelta di Gesù, la tradizione ininterrotta –, argomenti su questioni antropologiche, il richiamo all’antropologia di Tommaso e l’idea del ministero ordinato in chiave cristologica. Ordinatio sacerdotalis nel 1994 dichiara che la Chiesa cattolica non ha facoltà di ordinare donne ai gradi sacerdotali e che questa dottrina è irreformabile perché deve essere ritenuta in maniera definitiva. “Le motivazioni – ha spiegato la teologa – sono la scelta di Gesù e la tradizione ininterrotta. Francesco riprende in Evangelii Gaudium e in Querida Amazonia l’argomento dell’agire in persona Christi, ma questo testo non impedisce di dibattere sull’ordinazione diaconale. Molti e molte ritengono che i gradi sacerdotali dopo il Vaticano II sono presbiterato ed episcopato, mentre il diaconato è un grado ministeriale non sacerdotale che peraltro ha attestazioni fino al VII secolo. Il tema riemerge nel contesto del Sinodo ed è interessante vedere che le sintesi delle diocesi a livello mondiale presentano il tema e il documento di lavoro per la tappa continentale, ‘Allarga lo spazio della tua tenda’, dedica uno spazio alla questione dell’ordinazione diaconale e alcuni in maniera più dibattuta richiamano anche l’ordinazione presbiterale”.
Il tema è avvertito come uno dei temi importanti nell’Instrumentum laboris sotto i due livelli, rileva Noceti. “Molto ampia è la trattazione su donne e ruoli di autorità – i cambiamenti che le diocesi devono fare per riconoscere l’apporto delle donne che già esiste ma deve essere incrementato sulla base del battesimo – e sulla richiesta di dibattere l’ordinazione diaconale. Però questa è posta all’interno della parte legata al riconoscimento della soggettualità battesimale delle donne e non dove si parla della riforma del ministero ordinato. Questo costituisce una precomprensione che non è presente in altri documenti. Papa Francesco ha operato molto per i riconoscimenti di ruoli di autorità nella Curia romana anche se solo parzialmente viene seguito dalle diocesi nella maniera corrispondente. Ha fatto molto per la questione dei ministeri istituiti: avremo ruoli nella Chiesa locale, riconosciuti per tutta la vita, un cambiamento che rompe la bipolarità clero-laici e apre alla pluriministerialità: ministeri di fatto, ministeri istituiti, ministeri ordinati. Questo vuol dire che tutti siamo corresponsabili in forme diversificate”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori