Il 2022 ha rappresentato in Brasile una conclusione di legislatura segnata dall’intensificarsi delle violenze contro le popolazioni indigene in Brasile, con 180 omicidi e un aumento considerevole di azioni contro il patrimonio dei loro territori. Come negli anni precedenti, i conflitti ed il numero delle invasioni e dei danneggiamenti nei territori indigeni sono aumentati di pari passo con lo smantellamento delle politiche pubbliche rivolte ai popoli indigeni – come l’assistenza sanitaria e l’istruzione – e lo svuotamento degli organismi responsabili della sorveglianza e della protezione di questi territori. Questa è la realtà denuncia arriva dall’annuale rapporto sulle violenze contro le popolazioni indigene del Brasile (dati 2022) elaborato annualmente dal Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo affiliato alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb). Alla presentazione, ieri, a Brasilia, erano presenti il segretario generale della Cnbb, dom Ricardo Hoepers, vescovo ausiliare di Brasilia, e il presidente del Cimi, dom Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho. Il preoccupante scenario è stato caratterizzato anche dagli omicidi dell’indigenista Bruno Pereira e del giornalista britannico Dom Phillips, uccisi a giugno nella regione dell’Area Indigena Vale do Javari; oppure, le invasioni dei cercatori d’oro nel territorio Yanomami che, con la collusione dello Stato, hanno provocato enormi danni ambientali ed una crisi sanitaria senza precedenti. Le “Violenze contro il patrimonio” dei popoli indigeni, presentate nel primo capitolo del rapporto, si dividono in tre categorie: “omissione e ritardo nella regolarizzazione delle aree”, con 867 casi; “conflitti relativi ai diritti territoriali”, con 158 casi; “invasioni di possedimenti, sfruttamento illegale di risorse naturali e danni vari al patrimonio”, con 309 casi e il settimo aumento consecutivo nelle registrazioni. Complessivamente, tutti questi casi totalizzano 1.334 atti di violenza contro il patrimonio delle popolazioni indigene nel 2022. Il secondo capitolo del rapporto riguarda i casi di “violenza contro la persona”. In questa sezione sono stati registrati i seguenti dati: abuso di potere (29); minacce di morte (27); minacce diverse (60); omicidi (180); omicidi colposi (17); lesioni personali intenzionali (17); razzismo e discriminazione etnico-culturale (38); tentato omicidio (28); violenza sessuale (20). Si tratta, complessivamente, di 416 casi di violenza contro gli indigeni nel 2022. Complessivamente, i quattro anni del governo di Jair Bolsonaro presentano una media di 373,8 casi di violenza alla persona all’anno. Nei quattro anni precedenti, coi governi di Michel Temer e Dilma Rousseff, la media era di 242,5 casi all’anno. Nel 2022, come nel triennio precedente, gli Stati che hanno registrato il numero più alto degli omicidi di indigeni sono stati: Roraima (41), Mato Grosso do Sul (38) e Amazonas (30); in questi tre stati si sono concentrati quasi i due terzi (65%) dei 795 omicidi di indigeni registrati tra il 2019 e il 2022: 208 in Roraima, 163 in Amazonas, 146 nel Mato Grosso do Sul. Informazioni di fonte pubblica, ottenute da SIM e dalla Sanità dello Stato, hanno denunciato 115 suicidi indigeni nel 2022, la maggior parte negli stati di Amazonas (44), Mato Grosso do Sul (28) e Roraima (15). Più di un terzo dei decessi per suicidio (39, pari al 35%) è avvenuto tra gli indigeni con meno di 19 anni di età.