Spari che squarciano il velo sul livello raggiunto in Ecuador dalla criminalità organizzata e dal narcotraffico. E che irrompono in una campagna elettorale per le presidenziali finora sottotono. Sono quelli che domenica scorsa hanno ucciso Agustín Intriago, popolare sindaco trentottenne di Manta, la terza città dell’Ecuador per popolazione, il secondo porto sull’oceano Pacifico. Il sindaco stava visitando un popoloso quartiere periferico della città, quando è stato vittima dell’attentato. I colpi d’arma da fuoco hanno ucciso anche un’altra persona che lo stava salutando, la giovane calciatrice Ariana Estefanía Chancay, e ferite quattro, tra qui due degli attentatori. Intriago era stato rieletto nell’incarico di sindaco nel febbraio scorso. La città di Manta si trova a 260 chilometri a sud-ovest della capitale, nella provincia di Manabí, la cui costa è nota per essere una delle principali rotte narcotrafficanti per portare grandi carichi di droga verso destinazioni in altre parti delle Americhe e in Europa, principalmente. Sempre domenica, almeno cinque detenuti sono morti e altri undici sono rimasti feriti in scontri tra detenuti in un carcere della provincia costiera di Guayas. Damiano Scotton, padovano, docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay, con sede a Cuenca, spiega al Sir: “In queste ore, anche negli scambi informali tra docenti universitari, regna l’incertezza. È naturalmente difficile, a poche ore da un attentato così dirompente, dare risposte certe. L’impressione di tutti, però, è che l’attentato sia legato al narcotraffico e alle sue pressioni sulla politica. Nel Paese è molto frequente la collusione tra criminalità e politica, pare che in questo caso il sindaco non sia stato al gioco dei grandi gruppi criminali, che spesso, proprio grazie al legame con le istituzioni, riescono a ‘lavare’ il denaro sporco attraverso la costruzione di opere pubbliche”.