Gmg Lisbona: anche 26 partecipanti dalla martoriata Haiti. Padre Cassagnol al Sir, “segno di speranza. Chiederanno al resto del mondo una vera solidarietà”

“I giovani haitiani desiderano un’altra vita, dove possano dare spazio ai loro sogni senza insicurezza e precarietà economica, chiedono solo una vita tranquilla e semplice”. Anche per questo saranno a Lisbona, e “chiederanno al resto del mondo una vera solidarietà. Solidarietà nella Chiesa, e nelle questioni sociali”. A dirlo, intervistato dal Sir, alla vigilia della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, è padre Métellus Cassagnol, il sacerdote responsabile della Pastorale giovanile del Paese.
Sono noti i grandissimi problemi che sta vivendo il Paese: soprattutto la capitale, Port-au-Prince è in preda a bande armate e criminalità, si rischiano continuamente sequestri di persona, qualunque potere costituito non è in grado di governare e mantenere l’ordine, nell’isola la maggioranza della popolazione vive in situazione di povertà, moltissimi ragazzi e bambini sono denutriti; oltre a questo, si vivono le conseguenze dei frequenti terremoti e fenomeni atmosferici. Eppure – sembra quasi incredibile –, alcuni giovani haitiani, nonostante queste e altre difficoltà (in particolare, quella di conseguire i visti per poter espatriare) saranno a Lisbona.
“La delegazione haitiana – spiega il sacerdote –, che contava 128 partecipanti, è stata ridotta a 26 pellegrini. Come delegazione, parteciperà al programma della diocesi di Beja per questa settimana che precede la Gmg. Successivamente prenderà parte al programma della Gmg a Lisbona. Come programma speciale, farà un pellegrinaggio Fatima, e poi parteciperà a un incontro dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi il 2 agosto 2023 a Lisbona”.
Questa partecipazione, sottolinea padre Cassagnol, è realmente “un segno di speranza”. Da tempo, “i giovani haitiani vivono tempi difficili nel loro Paese. Turbolenze sociali, politiche ed economiche. La Gmg è un’opportunità per i giovani di viaggiare e di unirsi a giovani di altri Paesi, è anche un momento di condivisione, preghiera e celebrazione dell’Eucaristia con i coetanei di tutto il mondo”.
“Inoltre – prosegue il referente della Pastorale giovanile –, è un’occasione per vedere da vicino il Santo Padre, e sappiamo, come disse a Panama, nel 2019, che la popolazione e i giovani di Haiti sono particolarmente nel suo cuore. È un momento di comunione ecclesiale: camminiamo e preghiamo insieme, sinodalmente. Ma quest’anno, situazioni difficili ci stanno travolgendo. Molti di noi si stavano preparando a partecipare a questo grande evento. Purtroppo, a causa della situazione nel Paese, non hanno potuto ottenere i visti per il viaggio. I giovani di Haiti sono quindi vittime della situazione socio-politica del Paese. Ma non devono scoraggiarsi. Devono andare avanti. Lavorare nella speranza di veder germogliare di nuovo la vita in mezzo a loro!”. Dal resto, “vivere ad Haiti oggi, in particolare a Port-au-Prince, la capitale, è molto difficile. Nonostante tutto, il popolo haitiano, e i giovani in particolare, continuano a mantenere la fede. Guardano a un domani migliore. Sono pronti a servire i più poveri, a testimoniare la grandezza dell’amore di Cristo, anche nei momenti più difficili. E il Santo Padre, come primo Pastore della Chiesa universale, è un modello per i giovani. Un modello che invita i giovani a coltivare la dignità, che li invita a prendersi cura del nostro spazio, a essere discepoli missionari di Gesù Cristo. Ecco perché i giovani haitiani sperano di incontrarlo un giorno”. Magari, direttamente già a Lisbona? “Sarebbe un sogno”, conclude padre Cassagnol.

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