Codice di Camaldoli: Torresi (Università Roma Tre), “i cattolici italiani hanno saputo inventare qualcosa di nuovo e di grande perché hanno avuto il coraggio di guardare avanti”

“Perché, allora, un testo eterogeneo, provvisorio, perfettibile come il Codice di Camaldoli continua ad affascinare? Perché frutto di una sfida del pensiero che non ha avuto paura della storia”. Lo ha sostenuto Tiziano Torresi dell’Università degli Studi Roma Tre, nella relazione introduttiva, del convegno “Il Codice di Camaldoli”, aperto oggi pomeriggio al Monastero di Camaldoli (Ar). “Perché ha posto al centro la competenza, la libertà e la responsabilità di una generazione che seppe fare onore alla propria fede e alla propria intelligenza, non almanaccando su una identità da difendere o su una irrilevanza da commiserare, ma condividendo in un documento aperto a tutti le proprie proposte per una società migliore e plurale”, ha aggiunto il docente. E, ancora, “perché ha dimostrato che i valori cristiani, siano pure non negoziabili, impastati con la viva materia della storia, dei suoi drammi, delle sue gioie e delle sue speranze, possono essere arricchiti e precisati. Perché ha coinvolto – come si legge nell’avvertenza – ‘gli spiriti più attenti, gli animi più appassionati, fra i quali fermentano i germi del rivolgimento sociale che batte alle porte dei tempi nuovi’. I tempi nuovi di un’Italia libera e democratica. Un impegno, una rivolta morale, una scelta di campo che ha il buon profumo della Resistenza”.
Torresi ricorda anche le parole del regista di tutta la vicenda: “Quando l’opera era ancora agli albori Sergio Paronetto scrisse: ‘A latere di discussioni e programmi per l’avvenire che impegnano tutta la nostra attenzione c’è una distinzione tra le parole e il fare, tra le chiacchiere e la vita. E mi par nettissima la nostra posizione, la nostra vocazione: è dalla parte del fare, con la croce, se vogliamo, dell’azione, non con la irresponsabilità e la comodità mentale di chi sta a guardare. Saremo dalla parte della barricata, dove si opera sugli uomini. Saremo fra quelli che verranno discussi e giudicati perché faranno, non fra quelli che giudicheranno e discuteranno. Saremo con quelli che sbaglieranno, non con quelli che troveranno a ridire, perché si è sbagliato; con quelli che avranno sempre torto, perché ci sarà sempre qualcuno che potrà dire: così bisognava fare, così io avrei fatto. Posizione scomoda, forse. Ma guai a fuggire: bisogna impegnarsi, finché si può”.
Secondo l’esperto, “ritornare, ricominciare, ripartire da Camaldoli senza consapevolezza della storia significa contraddirne lo spirito”. Perché “se una lezione si può trarre da quelle vicende è che in esse i cattolici italiani, come in altre, decisive svolte nella storia del Paese, hanno saputo inventare qualcosa di nuovo e di grande perché hanno avuto il coraggio di guardare avanti, non indietro. Non come epigoni dell’ieri ma come pionieri del domani”. Torresi ha concluso con un aneddoto: “Non molti sanno che fu solo la difficoltà del rifornimento della carta a impedire l’inserzione di un foglio bianco a fronte di ogni pagina del Codice di Camaldoli, così da facilitare la stesura di nuove annotazioni e commenti. È sui fogli bianchi che scrive il futuro”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori