“Quello più colpito direttamente dal blocco è sicuramente il settore dell’allevamento poiché importiamo fondamentalmente mais da mangime”. Lo spiega Alessandro Apolito, responsabile Filiere di Coldiretti, in un’intervista al Sir nella quale valuta quale sarà l’impatto sull’economia agricola italiana del mancato rinnovo del “Black Sea Grain Initiative”, l’accordo stipulato tra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite per consentire il commercio dei cereali lungo le rotte del Mar Nero, nonostante la guerra in ancora in corso.
“In Italia ci saranno ovviamente delle ricadute – precisa – considerato che nell’ultimo anno abbiamo acquistato dall’Ucraina in totale quasi 2 milioni di tonnellate di prodotti tra mais, grano tenero e olio di girasole”. Ma, prosegue, “l’impatto più grande ci sarà certamente per i Paesi nei quali c’è una spesa per la parte alimentare più elevata del 60%. Sono circa 53 quelli che rischiano dal punto di vista della sicurezza alimentare”. In assenza di una proroga sull’intesa “la situazione si complica e certamente si dà spazio alla speculazione”. “Anche nei mesi scorsi – osserva – abbiamo visto che sono bastati gli annunci di un possibile stop a questo accordo per far schizzare subito in alto le quotazioni dei futures presso la borsa di Chicago. Quindi, da un lato dobbiamo fermare sempre la speculazione che è costantemente in agguato, dall’altro dobbiamo cercare di trovare vie diplomatiche per risolvere questioni di questo tipo”. Apolito si sofferma poi su un altro aspetto: “Dobbiamo continuare ad investire di più sulla sovranità alimentare”, per esempio destinando risorse del Pnrr ad “investimenti sulle filiere produttive agroalimentari nazionali”. “Negli ultimi 10 anni – rileva –, ad esempio, abbiamo perso un terzo della nostra capacità produttiva sul mais, dovremmo investire su modelli come quelli dei contratti di filiera per poter dare un giusto reddito pluriennale agli agricoltori che garantisca loro di poter coltivare e garantisca al Paese di poter avere cibi e alimenti anche per gli animali in maniera più indipendente rispetto all’importazione”. Anche perché “il Covid prima e la guerra dopo hanno dimostrato che quando poi si interrompono le catene del commercio internazionale, abbiamo grandi problemi e da questo punto di vista crediamo che vada fatto tesoro della lezione appresa”. Il responsabile Filiere di Coldiretti conclude ricordando che, se da un lato, “dietro ai prezzi anche alti dei prodotti alimentari ci sono sempre agricoltori che non si arricchiscono”, dall’altro alcuni “prodotti potrebbero vedere un aumento del costo ma legato più ai movimenti speculativi borsistici: se, ad esempio il grano tenero dovesse avere delle quotazioni molto in rialzo potrebbe impattare sui prezzi del pane, dei biscotti, della farina…”.