Processo in Vaticano: Becciu, “il denaro della Segreteria di Stato costituiva il fondo sovrano del Papa”, “la Segreteria di Stato non riceveva istruzioni, dava istruzioni a tutti gli altri dicasteri”

“Il denaro della Segreteria di Stato costituiva il fondo sovrano del Papa, non rientrava nel bilancio consolidato della Santa Sede”. Lo ha precisato il card. Angelo Becciu, nelle dichiarazioni spontanee rese durante l’udienza odierna del processo in corso in Vaticano per gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. “Questo fondo sovrano fu creato da Paolo VI e tutti i suoi successori ne hanno goduto e verso di essi si manteneva riservatezza”, ha ricordato il cardinale, secondo quanto ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei vaticani: “Ne conoscevano l’entità il Papa, il segretario di Stato, il sostituto e l’amministratore e di esso si rendeva conto semestralmente al Papa e al segretario di Stato. Bastava in una delle tante udienze ci avesse detto di permettere i controlli della Segreteria per l’economia e avremmo aperto. Io non avevo problemi, tanto più che Perlasca mai mi ha detto che c’erano problemi con l’investimento di Londra”. “Non solo il Papa non ci disse di aprire le porte, ma nel 2016 fu consegnato un rescritto del Papa con cui si ribadiva l’autonomia amministrativa della Segreteria di Stato. Io non so come spiegarlo”, ha reso noto Becciu: “La Segreteria di Stato è distinta da altri dicasteri, non riceveva istruzioni, era la Segreteria di Stato che dava istruzioni a tutti gli altri dicasteri, era al di sopra. Cambiare le regole non dipendeva da me o dal sostituto, era una prassi e una prerogativa che non mi toccava, non potevo cambiare, tant’è che c’è voluto un Motu proprio del Papa per cambiare natura e competenza della Segreteria di Stato. Così funzionava la Segreteria di Stato e così dovevamo farla funzionare. Dico quasi sorridendo che il promotore di giustizia mi ha declassato da sostituto a capo ufficio. Qui dentro nei vari interrogatori di testimoni che hanno avuto a che fare con il palazzo di Londra nessuno ha fatto il mio nome, si sono sentiti i nomi di Perlasca, persino di Parolin, ma io ho solo dato il consenso al dossier preparatomi dall’ufficio e controfirmato da monsignor Perlasca per il palazzo di Londra e solo perché mi era stato presentato come affare vantaggioso per la Santa Sede. Io ero stato autorizzato dal cardinale Bertone, con una lettera del 1° luglio 2013, ad investire i fondi della Segreteria di Stato giacenti in UBS di Lugano”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori