Per gli italiani intervistati nel contesto del sondaggio “Speciale Eurobarometro” sui cambiamenti climatici, pubblicato oggi, sono al primo posto le preoccupazioni per i conflitti armati e la situazione economica, mentre quella per l’ambiente viene al terzo, seguita dalla preoccupazione per la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile. Ma i cambiamenti climatici sono un problema molto serio per l’83% dei connazionali (rispetto al 77% di media Ue) e solo il 3% non lo vede come tale. L’86% ritiene che serva un maggiore sostegno economico pubblico anche perché per l’87% le iniziative contro i cambiamenti climatici porteranno innovazione e renderanno l’Ue più competitiva. Di fatto, per l’82% degli intervistati, i costi dei danni legati ai cambiamenti climatici sono molto più alti degli investimenti necessari per la transizione verde (la media europea è al 73%). Per gli italiani, il principale motore delle politiche in questo ambito deve essere l’Ue (51%), poi il governo (46%) e in terza battuta l’industria e le imprese (43%). Il 52% degli italiani che ha partecipato al sondaggio ha affermato di aver fatto qualcosa sul piano personale per partecipare alla lotta contro i cambiamenti climatici (la media europea è al 63%). Le iniziative personali più ricorrenti sono la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata (69%) o la riduzione di imballaggi (40%); il 31% guarda alla qualità ambientale degli elettrodomestici che compra, il 26% mangia meno carne. Per il 74% degli italiani il governo non sta facendo abbastanza (la media europea è al 67%). Il 43% degli intervistati si sentono molto esposti ai rischi e minacce legati ai cambiamenti climatici.