Processo in Vaticano: Diddi, “il Palazzo di Londra è stata una operazione di Becciu”

“Il cardinale Becciu ha pensato che per lui la cosa migliore fosse non difendersi nel processo, ma dal processo. Per lui la migliore difesa era attaccare quelli che rappresentavano l’autorità giudiziaria. Il Palazzo di Londra è stata una sua operazione, ha preso le mosse da lui: la cosa migliore in quel momento era dimostrare di aver fatto un buon affare, e ci voleva qualcuno che ci mettesse la faccia”. Lo ha detto il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, durante la seconda parte della sua requisitoria al processo per gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Secondo Diddi – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – il cardinale Becciu è stato “il vero ispiratore” dapprima dell’operazione Falcon Oil, poi non andata in porto, e poi della compravendita del Palazzo di Sloane Avenue, definita “un’operazione scriteriata”. Stando alla ricostruzione del promotore di giustizia, “Becciu ha disposto una schermatura dei conti della Segreteria di Stato per proteggerli dai controlli”. La deposizione di Becciu, inoltre, a detta di Diddi sarebbe “totalmente contrastante con quello che emerge dalle emergenze documentali. Becciu era costantemente informato di quello che avveniva, ed è sotto la sua regia che si è svolta, dal 2021 al 2014, l’operazione Falcon Oil e successivamente quella sul Palazzo di Londra”. Per Diddi, la lettera del Segretario di Stato citata nel processo da Becciu “non era né un’autorizzazione né una ratifica, ma semplicemente un pezzo di carta che serviva alla banca per certificare che tutto avveniva secondo procedura”. “L’atteggiamento di Becciu nei confronti dell’autorità giudiziaria – ha detto Diddi – è stato quello di una guerra, di un atteggiamento conflittuale nei nostri confronti. Per lui si trattava di sbugiardare i magistrati, quando non era ancora indagato. Da parte nostra non c’era nessuna tesi preconcetta, ma il cardinale Becciu non ha inteso percorrere la strada del leale confronto con l’autorità giudiziaria, come hanno fatto altri imputati, bensì del rapporto con i giornalisti per imbastire una campagna contro la magistratura. C’è stata una campagna di stampa contro l’Ufficio del Promotore giustizia”.

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