Oggi ricorre l’80º anniversario del bombardamento di Roma che il 19 luglio 1943 colpì in particolare il quartiere e la basilica di San Lorenzo fuori le mura. In occasione dell’evento, ricordato da Papa Francesco all’Angelus di domenica 16 luglio, Emilio Artiglieri, presidente del Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII, rievoca la drammatica visita del Pontefice, “portatore di speranza, di aiuto e soprattutto della benedizione del Signore per i vivi e per i morti”, e ricorda che Pio XII “ugualmente sarebbe accorso nel quartiere di San Giovanni dopo il bombardamento del 13 agosto”.
“La notizia dell’uscita del Papa dal Vaticano – ricorda suor Pascalina, religiosa tedesca assistente di Pacelli dal 1917 al 1958 e testimone diretta di quell’evento – si sparse veloce come un fulmine in Vaticano e in città. ‘Il Papa! Il Papa!’. Egli era già in mezzo alla folla sconvolta, in mezzo alle rovine fumanti delle case distrutte nelle vicinanze della basilica di San Lorenzo fuori le mura. Il popolo circondava il suo Pastore e Padre che per primo accorreva per recare aiuto e consolazione. Le persone si appendevano a grappoli sul predellino della sua vettura, salivano sul cofano e sul tetto della macchina”. Ad un tratto, ricorda la religiosa, “l’automobile si arrestò e non poté procedere oltre. Il Santo Padre discese e si mescolò ai suoi figli e alle sue figlie; li consolò e, infine, si inginocchiò in preghiera sul cumulo fumante di rovine davanti alla basilica. Il popolo piangeva e pregava con lui. Quindi Pio XII distribuì tutto ciò che aveva portato con sé. Era già sera quando rientrò in Vaticano in una piccola auto perché la sua non funzionava più. Arrivò con gli abiti macchiati di sangue, sporchi, ma nonostante tutto contento di aver recato un po’ di consolazione e di aiuto ai suoi figli così duramente provati”. A qualcuno che gli muoveva un rimprovero “per essersi esposto a tale pericolo – prosegue la religiosa – rispose subito senza esitare: ‘Lo rifarei immediatamente se – Dio non voglia! – la città dovesse essere bombardata di nuovo…”.
“La memoria di quei tragici momenti – conclude Artiglieri – ci sollecita a pregare anche oggi per la pace, ma anche a rinnovare la nostra devozione ed ammirazione per il Pastore Angelico che, incurante dei pericoli, si fece prossimo al suo popolo che tanto amava e dal quale era tanto amato”.