Si è conclusa domenica 16 luglio a Castiglione della Pescaia (Gr) la prima riunione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, (iniziata a Roma l’11 luglio e proseguita poi a Firenze dal 12 al 15). Nell’ultima sessione i 34 giovani, provenienti da 19 Paesi sia dell’Europa, che dell’Africa e dell’Asia, hanno approvato il Regolamento di funzionamento del Consiglio ed hanno eletto il direttivo, che risulta composto da Emile Fakhoury (Libano), Maher Dridi (Tunisia), Aleks Birsa Jogan (Slovenia) e Pilar Shannon Perez Brown (Spagna), che ne è anche coordinatrice. È quanto emerge dal Comunicato finale dell’incontro, promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II, dalla Fondazione “La Pira”, dal Centro internazionale studenti “La Pira” e dall’Opera per la gioventù “La Pira”. Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo è l’opera segno del Convegno dei vescovi e dei sindaci tenutosi a Firenze nel febbraio 2022. Nei primi giorni di settembre si terrà la prima riunione del direttivo nella quale, insieme alle realtà promotrici, sarà definito il programma di lavoro sulla base delle molte proposte emerse in questi primi giorni di lavoro, articolate su quattro diverse tematiche. La prossima riunione del Consiglio si terrà on line nella prima settimana di ottobre. “Tutti le giornate di riunione – si legge nel comunicato – sono state connotate dal grande desiderio di realizzare percorsi concreti, così che il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo possa costituire il punto di partenza per un lavoro che possa coinvolgere tutte le comunità del Mare Nostrum, che potranno trovarsi insieme per confrontarsi, progettare, agire nel nome e sulla scia più che mai attuale dell’insegnamento di Giorgio La Pira”. In tale contesto è stato ribadito “il sostegno e la condivisione di tutte le Conferenze episcopali e dei Sinodi delle Chiese del Mediterraneo, verso i quali il Consiglio vuole costituire un prezioso strumento di servizio e di progettazione per nuovi percorsi ecclesiali nella prospettiva anche di dialogo ecumenico e interreligioso”. “C’è la consapevolezza – spiega Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira – che l’unione tra i popoli è innanzitutto unione tra i singoli e che la pace tra i popoli si costruisce attraverso la pace all’interno della singola comunità. Dunque sono gli incontri personali e individuali a portare frutti, che poi maturano nelle relazioni tra le nazioni. Il dialogo deve partire dal basso. Ecco perché l’idea di questo Consiglio dei giovani mette al centro ragazzi di non più di 30 anni. Con questa scelta volevamo rivolgerci a coloro che un domani potranno costituire la classe dirigente dei loro Paesi e che dovranno fin da subito aver maturato una consapevolezza: da soli non si risolvono i problemi dell’umanità e soltanto la spinta comune riesce a farci sperare in un futuro che ci affranchi dalla miseria, dalla sofferenza e dalla prospettiva della guerra che sta ritornando ad occupare la nostra quotidianità”. Durante i lavori i giovani delegati si sono raccolti in preghiera davanti alla tomba di Giorgio La Pira, nella basilica di San Marco. E l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, si è richiamato all’immagine di La Pira dei “giovani come le rondini, che annunciano la primavera” e li ha invitati ad “abbattete il muro della diffidenza: oggi di fronte a migliaia di migranti in fuga, molti dei quali perdono la vita in mare, occorre riscoprire il ruolo politico delle nostre città”. Da qui l’invito a unire “le città per unire il mondo”. La “Carta di Firenze”, approvata dal Convegno dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo del febbraio 2020 è stata al centro del discorso di mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei. Prima di tutto il riconoscimento della diversità come patrimonio condiviso per tutta l’umanità: “La sfida è che la diversità delle culture e delle storie possa essere motivo di ricchezza, di incontro e non di estraneità – ha ricordato mons. Baturi -. La pace nel Mediterraneo avrà effetto in tutte le parti del mondo”.