“Sono consapevole che gli ostacoli frapposti al cammino minano la fiducia e sottraggono energie positive. Ciononostante, le ragioni del dialogo sembrano a me ancora più forti. In effetti, il dialogo tra la Parte vaticana e la Parte cinese resta aperto e io credo che si tratta di un cammino in qualche modo obbligato”. Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani, dopo la nomina, resa nota oggi, da parte del Papa, di mons. Giuseppe Shen Bin come vescovo di Shangai. Il porporato ha precisato di aver rilasciato questa intervista ai media vaticani “perché i fedeli cattolici, non solo quelli in Cina, hanno il diritto di essere adeguatamente informati. Infatti, mi sono pervenute molte richieste al riguardo da parte di varie comunità ecclesiali e di persone sinceramente interessate al tema. Mi auguro, pertanto, che le mie parole siano di qualche utilità in questo senso e contribuiscano a chiarire e ad appianare difficoltà”. Riprendendo il discorso sulle difficoltà il segretario di Stato ha sostenuto: “Che ci siano dei problemi è inevitabile, ma se tale dialogo cresce nella verità e nel rispetto reciproco, potrà risultare fecondo per la Chiesa e per la società cinese. Al fine di renderlo più fluido e fruttuoso, mi sembra che sarebbe sommamente utile l’apertura di un ufficio stabile di collegamento della Santa Sede in Cina. Mi permetto di aggiungere che, a mio parere, tale presenza favorirebbe non solo il dialogo con le Autorità civili, ma contribuirebbe pure alla piena riconciliazione all’interno della Chiesa cinese e al suo cammino verso una desiderabile normalità”.
Il card. Parolin ha, quindi osservato: “Il servizio, ispirato al Vangelo e non ad interessi economico-politici, che la Chiesa, proprio in quanto cattolica, rende ai popoli e al loro progresso umano, spirituale e materiale, è sotto gli occhi di tutti gli onesti osservatori. Come già sottolineava Papa Benedetto XV nella Lettera Maximum illud, del 30 novembre 1919: ‘La Chiesa di Dio è cattolica e non è straniera presso nessun popolo o nazione’. Anch’io desidero sottolineare che la Chiesa cattolica ha ancora molto da dare alla Cina e che la Cina ha molto da dare alla Chiesa cattolica”.
Per concludere, ha spiegato il cardinale, “abbiamo firmato un Accordo che può essere definito storico e che ha bisogno però di essere applicato integralmente e nella maniera più corretta possibile. Oggi, nel momento cruciale dell’applicazione, abbiamo bisogno della buona volontà, del consenso e della collaborazione, che ci hanno permesso di stipulare questo patto lungimirante! La Santa Sede è decisa a fare la sua parte perché il cammino continui”.