Dal 7 al 12 luglio i vescovi venezuelani si sono riuniti per celebrare la CXX Assemblea plenaria ordinaria della Conferenza episcopale (Cev). Hanno discusso alcune delle questioni che preoccupano la popolazione venezuelana, tra cui la povertà diffusa, la continua migrazione che mette in pericolo la vita di migliaia di cittadini, l’istruzione e la lotta degli insegnanti, il deterioramento della salute e il problema della malnutrizione nei bambini. Le conclusioni sono state esposte nell’esortazione pastorale “Camminare insieme nella ricerca e nella costruzione di un progetto comune per il Paese”, presentata alla stampa giovedì 13 luglio.
Nell’esortazione, i vescovi affermano che “un futuro migliore per il nostro Paese dipende innanzitutto dalla riunione di tutti i venezuelani. Ciò richiede apertura, coraggio e disponibilità da parte di tutti”. Si esortano i poteri statali del Paese caraibico a “costituire prontamente, secondo i parametri stabiliti dalla Costituzione, il Consiglio nazionale elettorale (Cne), le cui autorità si sono dimesse dai loro incarichi lo scorso giugno. Per la Cev la designazione di un nuovo Cne, “in conformità con l’ordine costituzionale”, è necessaria “affinché i risultati delle elezioni presidenziali del 2024 siano riconosciuti a livello nazionale e internazionale”.
Inoltre, ha sottolineato che “sono necessari l’apertura e l’aggiornamento del Registro elettorale permanente (Rep), il riconoscimento della legittima leadership dei partiti politici, la qualificazione di tutti i candidati, la garanzia del voto dei venezuelani all’estero e un’osservazione internazionale imparziale”. I vescovi confermano la propria preoccupazione per la “gravissima crisi educativa” e per la “crisi di responsabilità” in Venezuela, in cui “sembra che nessuno sia responsabile e che tutto sia attribuito a cause altrui o a terze persone o nazioni”. E aggiungono: “Siamo preoccupati per la povertà diffusa, la frattura delle famiglie dovuta alla migrazione forzata di milioni di venezuelani, il crescente numero di bambini, adolescenti e anziani malnutriti, con le loro conseguenze irreversibili”, e ancora, “lo smantellamento delle industrie di base, la mancanza di sicurezza giuridica, la corruzione amministrativa e l’impunità diffusa”. Da qui l’appello: “Chiediamo, come parte di un progetto nazionale comune, il pieno esercizio delle libertà personali e sociali, in particolare la libertà di espressione e il rilascio dei prigionieri politici”.