“La maggior parte degli atenei italiani non ha adottato le misure necessarie per una corretta ricostruzione della carriera dei lettori”, vale a dire l’adeguamento della retribuzione, dell’anzianità e delle corrispondenti prestazioni sociali a quelli di un ricercatore con un contratto a tempo parziale, come pure il diritto al versamento degli arretrati a decorrere dall’inizio del rapporto di lavoro. A dirlo oggi è la Commissione europea che ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue “per non aver posto fine alla discriminazione nei confronti dei lettori stranieri”. Nel 2021 era stata avviata la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia; la Corte aveva riconosciuto che la legge italiana “prevede un regime accettabile per la cosiddetta ricostruzione della carriera dei lettori stranieri nelle università italiane”, ma ad oggi “la maggior parte dei lettori stranieri non ha ancora ricevuto il denaro e le prestazioni cui ha diritto”. Questa è una infrazione delle norme del diritto dell’Unione, secondo cui “i cittadini Ue che esercitano il diritto alla libera circolazione non devono essere discriminati a causa della loro cittadinanza per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro”.