“Dio non fa i santi in laboratorio: li costruisce in grandi cantieri, in cui il lavoro di tutti, sotto la guida dello Spirito Santo, contribuisce a scavare profondo, a porre solide fondamenta e a realizzare la costruzione, ponendo ogni cura perché cresca ordinata e perfetta, con Cristo come pietra angolare”: sono le parole di Papa Francesco, che ha ricevuto in udienza i pellegrini da Concesio e da Sotto il Monte, in occasione del 60° della morte di Giovanni XXIII e dell’elezione di Paolo VI. “È bello incontrare voi, che rappresentate le comunità di origine di due Papi santi, ai quali il popolo di Dio è tanto affezionato: Giovanni XXIII e Paolo VI – ha detto -. Ed è significativo che questo avvenga in occasione di tre ricorrenze importanti per tutta la Chiesa: il 60° anniversario della lettera enciclica Pacem in terris, della nascita al cielo di Papa Giovanni e dell’elezione di Papa Montini”. Due Papi “che hanno saputo guidare la Chiesa in tempi di grandi entusiasmi e però altrettanto di grandi domande e sfide – ha osservato -. Hanno vissuto come protagonisti l’ondata di nuova vitalità che ha accompagnato il Concilio Vaticano II e hanno dovuto affrontare gravi pericoli come il terrorismo e la guerra fredda”. “Rendiamo grazie al Signore prima di tutto per averceli donati – ha affermato -. Per averli donati alle vostre comunità come figli e fratelli, cresciuti tra le vostre strade, dove hanno lasciato le tracce del loro cammino di santità, al punto che ancora oggi i luoghi della loro presenza sono meta di pellegrinaggio per tanti uomini e donne che vi si recano dall’Italia e dall’estero. Essi trovano da voi conforto e sostegno, e al tempo stesso rendono la vostra terra più viva e ricca nella fede. Rendiamo però grazie al Signore anche perché ha reso voi, loro concittadini, cooperatori di questo dono. Essi hanno potuto essere grandi Pastori, infatti, prima di tutto perché sulla loro strada hanno incontrato buoni compagni di cammino, testimoni del Vangelo che li hanno aiutati a crescere nella fede, fino ad accendere in loro la luce della chiamata. Prima di tutto le loro famiglie, diverse per estrazione e contesto, ma accomunate dalla stessa solida pietà cristiana, vissuta da una parte nel duro lavoro dei campi e dall’altra nel serio impegno culturale e sociale”.