Nel 2022 le microimprese con meno di dieci dipendenti hanno superato nell’Ue le altre Pmi e hanno registrato una crescita dell’occupazione del 3%. Nonostante il contesto di crisi, alcune realtà industriali, soprattutto Pmi e grandi imprese, nei settori delle energie rinnovabili e del commercio al dettaglio, hanno registrato una crescita a lungo termine del valore aggiunto. È quanto emerge dall’analisi delle prestazioni delle Pmi per il 2023 pubblicata oggi dalla Commissione Ue. In generale, l’occupazione delle Pmi è aumentata in tutti i 14 ecosistemi industriali, con i maggiori incrementi nei settori fortemente colpiti dalle restrizioni della pandemia, come il turismo, che ha registrato una crescita dell’8% dei livelli occupazionali. Il settore “ad alta intensità di conoscenza” ha registrato un notevole aumento del valore aggiunto delle Pmi, dell’occupazione e del numero di Pmi tra il 2020 e il 2022. Inoltre, otto Stati membri, Belgio, Danimarca, Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia, hanno raggiunto una crescita reale del valore aggiunto delle Pmi nel 2022, anche dopo l’adeguamento all’inflazione. Nel rapporto emerge “l’impatto senza precedenti della pandemia Covid-19 e le difficoltà delle Pmi nell’assumere personale per la forte ripresa della domanda”. Si evidenziano il “forte aumento dell’inflazione, dei costi dell’energia e delle materie prime, i tassi di interesse”, che hanno limitato l’accesso delle Pmi ai finanziamenti nel 2022. Infine, la fine degli aiuti finanziari pubblici per la pandemia e le ripercussioni dell’aggressione russa all’Ucraina hanno colpito le Pmi.