“Di epoca in epoca permane il tentativo di creare una comunità”. Inizia con la citazione di De Gasperi e del suo intervento ad Aquisgrana il 22 settembre 1952, il discorso di mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, alla conferenza “Europa, radici e identità” tenutasi oggi nello “Spazio Europa” di Roma, promosso dall’Iuse-Istituto universitario di studi europei. “Storia millenaria dell’Europa comprende tappe da non dimenticare, da tramandare alle nuove generazioni”, ha aggiunto ricordando come i valori del cristianesimo siano alla radice dell’Europa e che, per rendere concreta l’unità dei popoli, c’è bisogno di conservarli, consapevoli che l’unità nella diversità sono l’emblema della comunità cristiana. “Con tanti limiti, il cristianesimo ha inserito il valore universale umano della persona”, le parole di mons. Fisichella, che ha evidenziato come la democrazia non possa dipendere solo dal valore economico che porta a quella rivendicazione dei diritti individualistici della quale la società è affetta, come denunciato da Papa Francesco. “I valori fondanti dell’Europa si sono ossidati per l’ossidazione dei valori sociali”, ha aggiunto il vescovo ricordando l’indispensabilità del recupero dello spessore culturale, consapevoli di essere dinanzi ad un nuovo modello culturale che è quello digitale, con una sua visione dell’uomo che deve essere quindi rivista nella visione globale dell’Europa. “È necessario ripensare l’antropologia per risvegliare la coscienza dell’Europa”, le parole del pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione che ha aggiunto: “Noi cattolici non indietreggeremo, l’Europa sarebbe meno attraente, chiediamo solo di essere ascoltati”. Fisichella ha poi dedicato un passaggio sull’umanesimo da prendere come esempio, di come questo sia stato infatti capace di comprendere il modello che cambiava, rivedendolo non in maniera divisiva ma unitaria, non ponendo al centro il creato ma l’uomo che è nel creato e quindi non escludendo Dio. “Se la politica non sarà capace di una scelta di qualità che vada oltre la posizione ideologica, il declino è scritto”, ha dichiarato mons. Fisichella invitando ad andare oltre la cultura del possesso che non permette l’incontro, concentrandosi invece sulla cultura dello spirito, “la riunificazione dell’Europa passa dal desiderio di spiritualità”. Il tempo dello spirito apre alla creatività e permette l’espressione del senso di trascendenza che è ispirato a Dio, questo il senso in contrapposizione alla crisi che vive l’Europa, causata dalla “crisi di contemplazione del bello”. “Dio non è rifiutato, Dio non è conosciuto”, le parole lapidarie per intendere come le persone abbiano preso le distanze dalle terre che sono piene di esempi della forza di Dio. “Valori e contenuti sono fondamentali per i nostri popoli”, l’appello di mons. Fisichella, che ha concluso ricordando la storia de “Il pellegrino e i tre spaccapietre”: “Ci sono vari operai chiamati a ricostruire questa Europa, noi partecipiamo con i nostri limiti ma anche con la presunzione di stare costruendo una cattedrale”.