Pubblicato oggi il Rapporto annuale delle Nazioni unite sui bambini e i conflitti armati nel 2022, secondo cui ci sono state almeno 27.180 gravi violazioni in tutto il mondo, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente. Il dato più alto riguarda l’uccisione e la mutilazione di bambine e bambini, seguito dal reclutamento e dal rapimento di minori, con un aumento del 112% degli attacchi a scuole e ospedali rispetto al 2021. Il maggior numero di gravi violazioni è stato registrato nella Repubblica Democratica del Congo e, a seguire, in Israele e nello Stato di Palestina, in Somalia, nella Repubblica Araba Siriana, in Ucraina, in Afghanistan e nello Yemen. Save the Children lancia l’allarme e chiede ai leader mondiali, ai donatori, agli Stati membri dell’Onu e alle Ong di proteggere in particolare le bambine e i bambini nella R. D. Congo, chiamando a risponderne gli autori di queste violazioni e dando priorità ai finanziamenti per i servizi necessari a sostenere i minori colpiti dal conflitto per garantire il loro recupero e la loro resilienza. Un’emergenza giustificata dai dati del rapporto in cui si evince come ci siano state 3.377 gravi violazioni contro i bambini, di cui circa il 46% ha riguardato il reclutamento di minori anche di soli 5 anni, il resto sono uccisioni, mutilazioni, rapimenti e violenze sessuali. “Molti bambini che crescono nella Repubblica Democratica del Congo stanno vivendo le esperienze più dure che si possano immaginare”, ha dichiarato Greg Ramm, direttore di Save the Children nella R. D. Congo, “Nonostante l’entità della crisi, la risposta umanitaria è gravemente sotto finanziata, con conseguente carenza di cibo, assistenza sanitaria e alloggi, bambini che perdono l’istruzione e insufficiente assistenza psicosociale per i sopravvissuti agli abusi”. Una guerra che deve finire per Save the Children che, affianco ai numeri delle violenze sui minori cresciuti esponenzialmente dal 2018, pone l’accento sugli oltre 6,2 milioni di persone sfollate nella R. D. Congo, 330mila solo nel 2023, costrette ad affrontare ogni giorno violenze, fame e malattie. Per tutti questi motivi, Save the Children ha intensificato la sua risposta umanitaria per sostenere i sistemi di assistenza esistenti, formare i leader locali e le comunità per prevenire e rispondere allo sfruttamento e all’abuso, e garantire ai bambini e alle famiglie l’accesso all’assistenza sanitaria primaria attraverso cliniche mobili. L’Organizzazione, inoltre, si è adoperata per aiutare i bambini ad accedere all’istruzione di base, costruendo aule, formando insegnanti e distribuendo materiale didattico. In seguito alle recenti alluvioni nel Sud Kivu, dove il 20% della popolazione è sfollata all’interno del Paese, Save the Children ha dispiegato il suo team di pronto intervento per fornire assistenza sanitaria essenziale ai bambini e alle loro famiglie, comprese le forniture mediche alle cliniche e 3.500 kit medici, igienico-sanitari, per il colera e per la gestione della salute e dell’educazione mestruale.