“Nonostante le tante difficoltà e sofferenze, don Milani non venne meno alla sua missione, perché aveva ancorato saldamente la sua vita nella fede in Gesù e nella fedeltà alla Chiesa”. Lo ha detto ieri pomeriggio l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa che ha celebrato nella parrocchia di San Donato a Calenzano, nell’anniversario della morte di don Lorenzo Milani. “Qui – ha ricordato il presule – cominciò il suo ministero di pastore e qui, insieme alla gioia di poter offrire un cammino di riscatto a quanti lo seguirono nella scuola popolare, cominciò a subire contrasti, accuse, rifiuti, che, trovando ahimè ascolto nei suoi superiori, ne causarono l’allontanamento e la destinazione alla piccola comunità di Barbiana. E non meno confliggente fu poi il confronto con la società civile e le sue istituzioni, fino a una condanna inflittagli dopo la morte”.
Il card. Betori ha poi aggiunto che “il suo stare nella Chiesa gli costò incomprensioni e sofferenze”. “Ma egli non fu mai un ribelle, quanto piuttosto un uomo, un cristiano, un prete che esercitò l’obbedienza alla verità, quella che si svela alla coscienza illuminata dalla parola di Dio, secondo la vera libertà, perché è la verità a renderci liberi – ha affermato il porporato -; una libertà lontana dallo scegliere secondo il proprio sentire individuale, che si crea i propri idoli secondo quel che piace, ma quella che si forma nel rapporto con la Parola, con la comunità, con i poveri”. Nelle parole del cardinale la consapevolezza di “richiamarci alle esigenze di fede da cui egli mosse”. “Sono le stesse esigenze proposte oggi dalla pagina del Vangelo: dire la verità sull’uomo con coraggio, sempre e senza sconti, pronti a soffrire anche opposizioni ed emarginazioni, sapendo che siamo nelle mani di un Dio che ci ama e non ci abbandona. Di questa testimonianza di consegna a Dio nostro Padre siamo debitori a don Lorenzo”.