“Sono molto amico di Raoul Follereau e di Aifo perché penso che abbiate ancora un patrimonio di storia, di idealità, un carisma, un testamento che ha ancora tanto da dare oggi. Sono amico di Aifo per quello che fate e per quello che farete”: queste le parole pronunciate sabato dal card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, a Palazzo Dè Toschi a Bologna all’inizio dell’evento “La solidarietà che sposta le montagne” organizzato da Aifo, Associazione italiana amici di Raoul Follereau, in occasione dell’Assemblea nazionale dei soci.
Il porporato ha citato l’iniziativa di Follereau “Datemi due bombardieri” poiché con l’equivalente di queste armi di morte avrebbe potuto salvare milioni di vite sconfiggendo la lebbra. “In quella richiesta c’era la consapevolezza che bisognava smettere di costruire altri bombardieri per rendere migliore il mondo. Oggi viviamo in un periodo in cui c’è il fuoco acceso e quei meccanismi che si mettono in atto per gestire il fuoco e non per spegnerlo ci devono preoccupare”, ha osservato il cardinale.
“Ci sono ancora oggi tante lebbre e ingiustizie che si possono curare facilmente, quindi dovete prendere la grande idealità e la grande sapienza di Follereau e metterla in pratica. Follereau aveva una grande capacità comunicativa e di messaggio, che voi oggi conservate e che in un periodo storico come quello che viviamo è necessario tirare fuori”, ha dichiarato il card. Zuppi.
A dialogare con il porporato, il presidente di Aifo, Antonio Lissoni, insieme ad alcuni cooperanti di Aifo all’estero.
Con Andrea Canini, già capoprogetto Aifo rientrato dal Mozambico, si è parlato di cooperazione internazionale, pace e fratellanza tra i popoli in un contesto locale e internazionale caratterizzato da conflitti. “Perché le comunità siano inclusive si deve partire dalla fratellanza. Perché la cooperazione sia davvero qualcosa che serva a tutti bisogna pensarsi insieme, serve trasformala in destino comune”, ha detto il cardinale.
A seguire Lucia Verzotti, coordinatrice Aifo in Guinea Bissau, ha portato la sua esperienza di coordinatrice in un Paese, dove le donne, soprattutto se con disabilità, subiscono emarginazione e violenza. L’arcivescovo ha evidenziato come sia urgente evitare di abituarci alle disuguaglianze e sia necessario “con determinazione metterci a fare alcune battaglie su cui qualificare le nostre scelte. Nelle radici di Aifo c’è già la risposta, tante cose che fate già rappresentano la risposta”.
Sul coinvolgimento dei giovani come protagonisti del futuro il cardinale ha dichiarato: “Se noi sogniamo i giovani sogneranno. Vivere un sogno e comunicarlo con passione è quello che dobbiamo fare per rendere il mondo migliore. È quello che faceva Follereau”.
“Più di 20 anni fa ho cominciato a innamorarmi di quel modo di aiutare in cui le persone fragili diventano davvero agenti di cambiamento. Il contrario dell’amore è l’indifferenza, che toglie la capacità di gioire anche delle piccole cose”, ha concluso il presidente di Aifo, Antonio Lissoni.