Russia: mons. Pezzi (Mosca) su “seconda tappa” della missione del card. Zuppi, “ogni incontro è una fiammella di pace che riaccende la speranza”

“La minaccia diabolica di ogni guerra è proprio quella di uccidere la speranza. Quindi devo dire che più che alla similitudine dello scontro di Davide e Golia, vedo piuttosto un incontro. E ogni incontro è una fiammella di pace che riaccende la speranza”. Risponde così mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici della Federazione Russa, alla domanda se la “seconda tappa” – dopo quella in Ucraina – della missione di pace del card. Matteo Zuppi non assomigli per difficoltà all’immagine biblica di Davide che affronta Golia. Commentando l’annuncio ufficiale dato ieri dallo stesso Zuppi, mons. Pezzi, interpellato dal Sir, ha detto: “E’ una notizia che accogliamo con molta gratitudine a Dio perché si compia. Adesso attendiamo di sapere più nel concreto ma è innanzitutto una notizia che ci riempie di gratitudine perché Dio porta sempre a compimento le sue promesse, nel modo che decide lui ma lo fa sempre”. “Certo – ammette l’arcivescovo -, occorre nello stesso tempo pazienza e urgenza. Penso che siano le due modalità di agire nell’indole di Papa Francesco. Non dimentichiamo che sono il modo di agire dello Spirito e nello Spirito che è infinitamente paziente e nello stesso tempo solerte, come dice Gesù a coloro che chiedono, ‘pensate che alle vostre preghiere insistenti non risponda il Padre mio, che è bontà infinità?’”. Alla domanda su cosa differenzia la missione di Papa Francesco alle altre azioni diplomatiche, mons. Pezzi risponde: “La differenza è che l’azione diplomatica della Chiesa parte sempre dal bene della persona. Non cerca mai un compromesso politico o economico ma mette sempre in primo piano il bene, la salvezza per la persona e per i popoli”. “Mi auguro – prosegue l’arcivescovo  – che ci sia l’incontro anche con il Patriarca Kirill perché la soluzione di questo genere di conflitti è favorita se si mette in campo un fattore non solo politico ma anche sovra-politico come è il fattore religioso, non perché – e questo è importante sottolinearlo – ci sia in atto un conflitto a livello religioso ma perché lo sguardo autenticamente religioso, è uno sguardo con un orizzonte più largo e più profondo. Penso che proprio per questo possano intervenire sul processo di pace”. L’arcivescovo confessa di non sapere “nulla” riguardo ad un incontro con il presidente Putin. E a questo proposito, osserva: “Penso che un cambiamento di direzione possa avvenire nel momento in cui si accoglie un cambiamento di prospettiva. Quando cioè si riesce a intuire un bene maggiore dell’immediato interesse”. E conclude: “Le guerre sono sempre tutte crude e spietate. Dalla storia non ho mai letto di una guerra dolce. Poi ci possono essere mezzi di comunicazione più o meno sviluppati. Possono esserci modalità differenti di raccontarle. Ma le guerre sono tutte purtroppo crude realtà”.

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