“Rendere assai più chiara l’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media frutto di un progressivo allargamento dello sguardo delle prospettive: se da una parte non venne mai accantonata la volontà di mantenersi vigili e attenti per assicurare il rispetto dei dettami religiosi anche da parte dei nuovi media, dall’altra si rese sempre più necessaria una maggiore consapevolezza volta ad adeguare il messaggio cristiano per rivolgersi efficacemente a una società nel pieno dei processi di globalizzazione”. Questo, secondo il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il principale contributo offerto dai saggi raccolti nel volume “Papi e media. Redazione e ricezione dei documenti di Pio XI e Pio XII su cinema, radio e tv”, a cura di mons. Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia per le Scienze (ed. il Mulino), presentato oggi a Bologna.
“La risposta a questo indirizzo che andava in una direzione sempre più internazionale – ha osservato l’arcivescovo – abbracciò anche il rapporto tra Chiesa e media, soprattutto attraverso un nuovo approccio verso i moderni mezzi di comunicazione che, accanto alla tradizionale preoccupazione moralizzatrice, avesse anche una parte di azione positiva che fornisse una implicita legittimazione al nuovo medium”. Per il presidente della Cei, “si tratta dei segni più evidenti di quel cammino di maturazione nella consapevolezza di che cosa rappresentassero i media di massa nell’evoluzione sociale e antropologica del contesto contemporaneo, che la Chiesa avrebbe saputo rielaborare più compiutamente in un vero e proprio cambio di paradigma verso il sistema comunicativo solo dopo la svolta del Concilio Vaticano II”.