La “fretta buona”, sottolineata dall’evangelista Luca nel viaggio compiuto da Maria verso la città in cui risiedeva l’anziana cugina Elisabetta, dà il tono non solo al messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Lisbona dal 1° al 6 agosto, ma diventa anche la chiave interpretativa di ogni cammino vocazionale. La fretta dell’incontro, della responsabilità e dell’annuncio, che dovrebbe caratterizzare il cammino di chi riflette sulla realtà della propria vocazione, costituisce il focus della rivista Rogate ergo del mese giugno-luglio. “I due verbi alzarsi e partire – scrive il biblista don Giuseppe De Virgilio – rappresentano la risposta di fronte alla chiamata di Dio, come risulta dall’esperienza di alcune figure bibliche, da Abramo a Giona, da Maria a Paolo”.
In una prospettiva educativa-vocazionale è, però, impresa ardua quella di cercare di definire i mille volti dell’universo giovanile. “La libertà – sostiene lo psicoterapeuta p. Amedeo Cencini – dice la vitalità dell’io che vuole essere protagonista della sua vita, ma non sempre viene vista in sintonia con la fede religiosa. Il rapporto con la verità, da cui vengono le certezze, è molto singolare e ambiguo. La grande autoreferenzialità del sentire odierno crea consapevolezza, ma non genera necessariamente quel bene sommo che è la stima di sé. E infine la realtà tecnologica, che scorre parallela a quella del mondo reale, accentua il fenomeno dei giovani soli, iperconnessi, ma con una singolare paura di vivere relazioni reali”. La Giornata mondiale della Gioventù, inserita nel normale percorso di educazione alla fede, diventa manifestazione privilegiata dell’attenzione e della fiducia che la Chiesa nutre verso le giovani generazioni. Sulla specificità delle 36 già celebrate si sofferma il giornalista Paolo Fucili, ricordando come esse sono state occasioni per innumerevoli giovani di ascoltare la chiamata di Dio e donarsi a Lui nella vita religiosa.