Minori migranti: Save the children, “i bambini continuano a morire in mare, abissale fallimento dell’Unione europea”

Mentre le autorità greche stanno ancora indagando sul terribile naufragio della scorsa settimana e cercando di recuperare i corpi delle centinaia di persone che si pensa siano morte, ieri altre evitabili tragedie si sono consumate a largo di Lampedusa e vicino le coste spagnole. In quest’ultima c’è almeno un bambino tra le vittime. Negli ultimi 5 anni, le Ong spagnole hanno contato almeno 11.286 morti nelle acque spagnole, tra cui 277 erano bambini. Lo denuncia oggi Save the children. Secondo le stime dell’Oim dal 2014 oltre 27 mila persone hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo. “Quanti altri dovranno morire in mare prima che l’Ue attivi un meccanismo di ricerca e soccorso strutturato?”, ha commentato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children, in relazione ai recenti naufragi in prossimità delle coste greche, italiane e spagnole, a margine del convegno “Proteggere e sostenere i percorsi di crescita: quale accoglienza per i minori stranieri non accompagnati?”, che si è svolto oggi a Roma. Istituzioni, organizzazioni internazionali e società civile si sono confrontate sul sistema di protezione e di accoglienza, sulle strategie di tutela e di inclusione sociale per garantire a bambini, bambine e adolescenti il diritto di crescere al sicuro. “I bambini continuano a morire in mare, rivelando l’abissale fallimento dell’Unione europea nel permettere ai minori soli o con le loro famiglie in cerca di raggiungere l’Europa in sicurezza. Le responsabilità dei trafficanti di esseri umani e delle reti criminali nei naufragi sono evidenti, ma esiste anche un dovere giuridico e morale delle autorità nazionali e della UE nel salvare vite umane, istituendo un coordinamento europeo per le operazioni di ricerca e salvataggio condotte dagli Stati e promuovendo vie di accesso legali e sicure per chi fugge da guerre, violenza, povertà estrema e crisi climatica. Le tragedie umane si consumano quotidianamente alle nostre frontiere terrestri e marittime: è necessario con urgenza riformare la politica di deterrenza alle frontiere dell’UE e di esternalizzazione, o altri bambini perderanno la vita a causa delle rotte sempre più pericolose verso l’Europa. Stiamo parlando di bambini e di famiglie che fuggono dalla guerra e dalla violenza, non di criminali”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori