Naufragio in Grecia: Alverti (Caritas Hellas), “come è stato possibile con tante navi intorno e di giorno? Scioccante perché potevano essere salvati”

“Come è stato possibile?”. È questa grande, tormentata domanda, che risuona in questi giorni tra gli operatori umanitari greci dopo il naufragio della settimana scorsa, vicino alle coste del Peloponneso, del peschereccio con a bordo oltre 750 persone, con 104 sopravvissuti accolti nella città di Kalamata, 82 corpi recuperati e almeno 600 dispersi (tra cui un centinaio di bambini e 300 persone di nazionalità pakistana). Se lo chiede Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas (la Caritas greca), mentre affiorano controverse ricostruzioni della vicenda: “Penso sia il peggior naufragio in tutto il Mediterraneo – dice al Sir –. La cosa scioccante non riguarda solo il numero di persone morte tutte insieme ma il fatto che potevano essere salvate”. La piccola Caritas Hellas, molto attiva con un centro per rifugiati nella cittadina di Mitilene nell’isola di Lesbo, non è però presente a Kalamata e nel sud della Grecia con sedi Caritas e volontari. I sopravvissuti al naufragio sono stati aiutati dalla protezione civile locale e trasferiti nelle strutture governative per rifugiati. “La nostra è solo una prospettiva umanitaria. Il naufragio però solleva molte domande – precisa Alverti –. Siamo molto addolorati e scioccati e ci chiediamo come è stato possibile che accadesse con tante navi intorno e di giorno. Perché di solito i naufragi succedono quando non ci sono imbarcazioni vicine e nel mezzo della notte. Nessuno lo sa. La più grande domanda è: come è stato possibile? La guardia costiera dice che le persone volevano andare in Italia e hanno rifiutato l’aiuto ma quando le persone sono in pericolo non è importante quello che dicono! Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa. Se questa imbarcazione fosse stata piena di turisti o di studenti e persa nel mare non l’aiuteremmo solo perché a parole dicono di non avere bisogno di aiuto? Ci sono video pubblicati dalla Bcc che dimostrano che il peschereccio è stato fermo in quel tratto di mare per sette ore. Ci chiediamo anche: se le persone fossero rimaste vive, quali Paesi europei se ne sarebbero fatte carico? Questo accade spesso. Esprimiamo tristezza, proclamiamo il lutto nazionale ma la triste verità è che nessun Paese li vuole”.
A proposito della polemica social sulle differenze di enfasi mediatica e soccorsi mobilitati tra i miliardari dispersi con un sommergibile nell’Atlantico e i migranti morti in Grecia osserva: “Dipende molto se le persone in pericolo sono cittadini del governo che dovrebbe salvarli. Non so se è perché il biglietto di 250.000 dollari pagato dai miliardari è più caro rispetto ai 5/6.000 euro per il viaggio della speranza ma la domanda non può essere che una: perché? Ci chiediamo: e se il peschereccio naufragato fosse stato carico di turisti europei a pesca? Li avremmo lasciati al loro destino senza dare aiuto? O avremmo offerto i soccorsi a metà?”.

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