Mediterraneo: teologi e vescovi, appello per “non restare inermi e indifferenti”

Il Mediterraneo come un luogo di “contraddizioni e sofferenza. Di fronte alle emergenze sociali e alle molte sfide che si propongono soprattutto per noi credenti, noi teologi e le teologhe non possiamo rimanere inerti e in silenzio. La nostra teologia deve poter rappresentare un’istanza critica che fa sentire la propria voce rispetto al grido di dolore e di morte che si leva dal Mediterraneo, per un pensiero teologico che sfugga ad ogni neutralità e sia capace di servire il Vangelo e la causa del Regno a partire dai contesti che abitiamo”. Lo si legge nella nota conclusiva del laboratorio teologico di ricerca su “Intelligenza della fede e vissuti ecclesiali: quale sinergia possibile per un Mediterraneo di pace?”, promosso il 19 e 20 giugno a Molfetta dalla Facoltà teologica pugliese e Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale. Il lavoro ha portato a un appello per un Mediterraneo di pace, sottoscritto dai teologi e dai pastori presenti e rivolto a quanti desiderano non restare inermi e indifferenti rispetto a ciò che “il mare nostrum sta consegnando alle sue sponde o sta nascondendo sotto i suoi fondali. È un appello – conclude la nota – che vuole condividere a caldo il lavoro di questi giorni, in vista di un Documento programmatico che renderà conto in maniera più argomentata e dettagliata del lavoro che intorno al nostro tema si va sviluppando. E questo anche in vista del prossimo incontro di settembre a Marsiglia, dove la riflessione compirà un ulteriore passo avanti”.

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