“Se da una parte il messaggio di non discriminare nessuno non può che essere condiviso, dall’altro mi sembra giusto proporre alcuni motivi di riflessione che indirizzo a tutti, a chi vi prenderà parte, a chi vi si asterrà, come a chi sente quest’evento come estraneo o contrario alle proprie convinzioni e alla storia della Città e della sua cultura”. Così l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, interviene a proposito del Gay pride che si svolgerà a Chieti il 24 giugno.
Il presule richiama quanto affermato da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, al numero 155: “Apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di ‘cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa’”.
L’arcivescovo richiama poi “alcuni aspetti della visione cristiana della vita, che è anche largamente umana”. Come “la gratitudine per aver avuto nella nostra infanzia un papà e una mamma ed essere cresciuti all’interno di famiglie aperte alla vita”, “l’accettazione del proprio corpo come dono di Dio, necessaria per accogliere ed accettare il mondo intero come dono nella casa comune”, “l’apprezzamento del nostro corpo nella sua femminilità o mascolinità, necessario per poter riconoscere noi stessi nell’incontro con il diverso da noi. In tal modo, ci è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore ed arricchirci reciprocamente. Questa convinzione è rilevante specie in relazione all’accompagnamento educativo degli adolescenti e dei giovani”. Inoltre, “la differenziazione sessuale è vitale e arricchente per la crescita di tutti: più siamo capaci di accoglierci autenticamente sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le persone provenienti da altre etnie, lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica, diventando così anche più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo”. Infine, “riteniamo poi sia doveroso avere il massimo rispetto delle convinzioni religiose ed etiche di ciascuno, per crescere tutti nella promozione del bene comune”. Mons. Forte conclude assicurando che “preghiamo perché chiunque sarà coinvolto nell’evento del 24 giugno prossimo si verifichi nella propria coscienza sulla bontà delle sue scelte e, se credente, lo faccia davanti a Dio, con senso di responsabilità verso l’intera comunità ecclesiale e civile”.