Sinodo: Instrumentum laboris, serve “nuova forma di esercizio” del primato petrino e “ripensamento dei processi decisionali”

“Il processo sinodale in corso può contribuire a trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova”. Nell’Instrumentum laboris del Sinodo si parla anche di riforma, nell’ottica di un cammino comune da compiere a tutti i livelli, a cominciare all’ambito ecumenico. “La sinodalità è parte della continua riforma della Chiesa, nella consapevolezza che è soprattutto attraverso la sua riforma interna, in cui la sinodalità ha un ruolo essenziale, che la Chiesa Cattolica si avvicina agli altri cristiani”, si legge nel testo, che dà ampio risalto al tema del primato petrino e alla necessità di un “ripensamento dei processi decisionali”, all’insegna ad una “sana decentralizzazione”, all’interno della Chiesa. “La diversità dei carismi senza l’autorità diventa anarchia, così come il rigore dell’autorità senza la ricchezza dei carismi, dei ministeri, delle vocazioni diventa dittatura”, il monito del documento, in cui si ricorda che “la Chiesa è al tempo stesso sinodale e gerarchica e per questo un esercizio sinodale dell’autorità episcopale si connota come accompagnamento e salvaguardia dell’unità”. “Per procedere al rinnovamento del ministero episcopale all’interno di una Chiesa più pienamente sinodale sono necessari cambiamenti culturali e strutturali, tanta fiducia reciproca e soprattutto fiducia nella guida del Signore”, la raccomandazione del testo, in cui si fa notare che le Assemblee continentali auspicano che “la dinamica della conversazione nello Spirito possa entrare nella vita quotidiana della Chiesa e animare riunioni, consulte, organismi decisionali, favorendo la costruzione di un senso di fiducia reciproca e la formazione di un effettivo consenso”. “Come sono chiamati a evolvere, in una Chiesa sinodale, il ruolo del vescovo di Roma e l’esercizio del primato?”, una delle domande del testo, in cui si sottolinea che “una Chiesa costitutivamente sinodale è chiamata ad articolare il diritto di partecipazione di tutti alla vita e alla missione della Chiesa in forza del battesimo con il servizio dell’autorità e l’esercizio della responsabilità che, in varie forme, è affidato ad alcuni”, tenendo presente che “autorità, responsabilità e ruoli di governo – talvolta indicati sinteticamente con il termine inglese leadership – si declinano in una varietà di forme all’interno della Chiesa”. “Atteggiamento di servizio e non di potere o controllo, trasparenza, incoraggiamento e promozione delle persone, competenza e capacità di visione, di discernimento, di inclusione, di collaborazione e di delega”, le caratteristiche di una Chiesa sinodale missionaria, dove centrale risulta “l’attitudine e la disponibilità all’ascolto”. Di qui la necessità di una formazione specifica a tali competenze “per chi occupa posizioni di responsabilità e autorità, oltre che sull’attivazione di procedure di selezione più partecipative, in particolare per i vescovi”.

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