Pastorale sociale: Cei, a Bologna il seminario nazionale con oltre 50 “preti operai”

“Emerge prepotente il legame tra l’esperienza dei preti operai e il modello di Chiesa sinodale voluto da Papa Francesco: una Chiesa decentrata e in ascolto, in discernimento e capace di profezia”. Lo ha sottolineato don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, aprendo i lavori del 1° Seminario nazionale che ha riunito ieri a Bologna oltre 50 “preti operai” che hanno vissuto o stanno vivendo il loro ministero nei luoghi di lavoro tra i 110 censiti nei mesi scorsi in Italia. All’incontro, a cui è intervenuto anche il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, hanno portato la loro testimonianza don Silvio Caretto, dell’arcidiocesi di Torino, e don Roberto Fiorini, della diocesi di Mantova.
Nella sua introduzione, don Bignami ha fatto emergere alcune questioni fondamentali poste dall’esperienza dei “preti operai”, a partire da alcune riflessioni di don Luisito Bianchi, celebre scrittore e letterato, autore del romanzo “La messa dell’uomo disarmato”. “Come essere Chiesa incarnata nella storia, non solo vicina alle persone, ma Chiesa di popolo? Come essere Chiesa che annuncia l’amore di Dio gratuito nella gratuità? Come testimoniare una Chiesa libera dalle logiche del potere e che non vive di mezzi esclusivamente umani? L’esperienza dei preti operai è ancora utile? Ha ancora un senso che possiamo condividere e rilanciare? Come può questa esperienza evangelizzare una Chiesa clericale?”. Secondo don Bignami, occorre “saper estrarre dal tesoro ‘cose nuove e cose antiche’, come insegna il Vangelo”. Così da “aggiungere oggi il nostro piccolo tassello al puzzle del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Nulla vada perduto di ciò che è accaduto per amore”.

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