“Gli Stati europei in tutti questi anni non hanno saputo trovare un accordo per affrontare insieme con un vero piano europeo uno dei problemi più complessi e drammatici del nostro tempo. Chi accusa le istituzioni europee dovrebbe sapere che le soluzioni comuni non avanzano per colpa dei governi degli Stati membri; sono loro a mantenere la gestione del problema a livello nazionale e sulla base di una politica di tipo emergenziale”. Lo si legge in una nota diffusa dal Movimento federalista europeo “di fronte alla strage dei migranti” avvenuta in Grecia. “Per questo è non solo necessario, ma anche assolutamente urgente, creare un nuovo approccio politico complessivo, attribuendo direttamente alle istituzioni europee la definizione delle norme e le scelte politiche di tipo strategico in questo campo, nel quadro di una profonda riforma dei Trattati che porti alla nascita di una vera unione politica federale”.
La nota specifica: “l’Unione europea è paralizzata da anni e anni sul tema cruciale della politica migratoria nonostante questa materia sia in parte una competenza concorrente tra l’Unione e gli Stati”; di fatto, però “sono i governi nazionali che devono accordarsi sulle possibili soluzioni comuni a livello europeo”. In questo modo, “vista la sensibilità del tema sul piano del consenso interno e data l’incapacità di qualsiasi Stato da solo di pensare un piano di ampio respiro che possa anche bilanciare le esigenze di sicurezza con il necessario senso di giustizia e umanità, gli Stati finiscono con il vanificare le proposte di iniziative comuni promosse dall’Ue in quanto tale”. Come dimostra, secondo Mfe, “l’accordo appena raggiunto in Lussemburgo tra i ministri degli Interni (a maggioranza, perché Polonia e Ungheria si sono opposte e si preparano a boicottarlo), gli Stati sono ancora fermi alla ricerca di un accordo per suddividersi (o non suddividersi) quote di migranti richiedenti asilo, senza pensare di affrontare realmente il problema nella sua interezza”.
“Le tragedie come quelle che sono appena accadute al largo della Grecia, dove si è consumata una strage dalle dimensioni abnormi, diventano allora, drammaticamente, l’occasione per riflettere sui limiti – e i costi, non solo materiali, ma anche politici e morali – dell’attuale assetto del sistema istituzionale europeo, che lascia il governo dei problemi politicamente più sensibili agli Stati, e non prevede, neppure di fronte alla necessità di trovare soluzioni comuni, strumenti adeguati nelle mani delle istituzioni dell’Unione europea”.