“Una storia individuale può essere anche una meravigliosa storia collettiva. È questa la vita di don Virginio Colmegna che ha, da sempre, collocato il suo punto di osservazione nei margini, dove meglio si avvertono i cambiamenti, per interrogare la società e le sue contraddizioni. Dall’incontro con le persone, e da una straordinaria capacità di lettura dei bisogni, ha saputo immaginare risposte innovative promuovendo attività sociali che, in molti casi, hanno anticipato i tempi”.
Lo afferma Giangiacomo Schiavi, editorialista del Corriere della Sera, nella prefazione al volume “Don Colmegna: al centro dei margini” (Ed. Homeless Book), scritto da Andrea Donegà. Esplicito il sottotitolo: “La vita di un sacerdote che ha dedicato la vocazione religiosa in un costante impegno civile e sociale a favore degli ultimi”. “Don Colmegna è protagonista di una stagione profetica, nella Chiesa e nella società, che ha attraversato le vicende del nostro Paese e della città di Milano”, scrive Schiavi: “le migrazioni interne dal Mezzogiorno, le scuole popolari alla Bovisa e le 150 ore, le lotte per la casa e per una scuola democratica e partecipata, i Movimenti studentesco e operaio, la politica e il sindacato, il referendum sul divorzio e i preti operai, la deistituzionalizzazione e la deindustrializzazione, gli anni del cardinal Martini e le cooperative realizzate a Sesto San Giovanni, il terrorismo e la riconciliazione, le nuove povertà e le prime immigrazioni, la Caritas e ‘Scarp de’ Tenis’, la Casa della Carità e Son – Speranza oltre noi – l’ultima follia di don Virginio”.
Una vicenda “che ha saputo, anche, coinvolgere l’Italia intera come, ad esempio, con l’esperienza dei progetti di reciprocità tra la Caritas Ambrosiana e quella di Napoli capace di promuovere cooperative nel capoluogo campano e di custodire iniziative e impegni che uniscono le due regioni ancora oggi su sostenibilità e legalità”. A raccontare tutto ciò sono “molti di coloro che lo hanno accompagnato per un pezzo di strada, persone semplici, giovani incontrati ai tempi dell’oratorio, sindacalisti, professori e intellettuali che hanno voluto condividere ricordi, sentimenti, pensieri e impegno, orgogliosi di aver preso parte a una storia collettiva fatta di intelligenze che si incontrano e riconoscono su un sentiero lastricato di comuni valori”.