“Come cristiani non possiamo non farci carico della storia, che attraversa le coste del Mediterraneo, ormai diventato cimitero senza limiti e senza confini”. Lo ha detto ieri sera mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano, nella chiesa parrocchiale di Sant’Aniello, dinanzi alla croce realizzata con i resti del barcone dei migranti naufragato a Cutro. “Questa croce fa venire i brividi per quello che è successo a febbraio scorso. Ci parla di fragilità, ma di fragilità non accolta, di fragilità vista come qualcosa da cui disimpegnarci, come qualcosa da negare”. Per mons. Checchinato, “fino a che la nostra fede sarà vissuta come una esperienza che riguarda solamente la mia storia personale o il mio rapporto personale con Dio, sarà una fede monca e forse non sarà neanche degna di essere chiamata fede, ma sarà bisogno religioso. Non possiamo voltare la faccia dall’altra parte”.