“Pregare per le persone in Bielorussia e Ucraina e alzare la voce per la vera pace, la vera fratellanza e il vero amore”: questo ha chiesto la leader dell’opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya nel suo discorso all’Assemblea generale della conferenza delle Chiese europee (Kek) che si è aperta ieri, 15 giugno, a Tallinn. “Quando le autocrazie parlano di fratellanza, tendono a strangolare nazioni e Paesi più piccoli nei loro abbracci ‘fraterni'”, ha detto la dissidente. “La vera fratellanza invece deve essere un sentimento tra pari: presuppone l’uguaglianza”. Tsikhanouskaya ha poi testimoniato come le donne e le persone di fede in Bielorussia abbiano svolto un ruolo significativo nel sostenere queste verità, sebbene le Chiese e i loro leader si trovino su entrambi i fronti: alcuni hanno rischiato la libertà e la vita per difendere l’ideale della non violenza, altri invece si sono resi complici benedicendo la guerra e l’oppressione. I regimi cercano di controllare le persone di fede “attraverso la repressione, la manipolazione” oppure “comprando la lealtà dei leader della Chiesa”. Compito delle comunità di fede dell’Europa oggi, ha continuato, è “promuovere la pace, alimentando la speranza anche sotto il giogo della tirannia e contribuendo alla trasformazione democratica”. “I credenti infatti, la cui fede insegna a non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onorare Dio più dei leader politici, sono un pericolo per le dittature e una necessità per le democrazie”. E ai leader delle Chiese bielorusse ha chiesto di usare il loro potere per “chiedere il rilascio dei prigionieri politici, in particolare quelli con condizioni di salute precarie, chiedere l’accesso ai luoghi di culto, tenere servizi pubblici e preghiere per la Bielorussia, facilitare il dialogo”.